Salute e cellulari, le ricerche cliniche sulla dannosità

VEB

Salute, il cellulare e le ricerche cliniche sulla dannosità.

Sulle famose antenne che irradiano radiofrequenza per far funzionare i cellulari, sappiamo molto, anche se non tutto.

Così come ormai sembra ci siano prove abbastanza evidenti della correlazione fra emissioni di impianti ad alta potenza e la possibilità di sviluppare patologie tumorali in luoghi vicini.

Si veda per tutti il caso di Radio Vaticana. Ma ora il problema non riguarda più le vecchie emissioni in onde medie o in onde corte; queste vanno sparendo progressivamente in tutto il mondo, e anche in Italia, ovviamente.

Ora il problema è rappresentato da quella miriade di impianti ripetitori che operano su frequenze elevatissime, sull’ordine dei Gigahertz, le quali veicolano le trasmissioni via cellulare.

Ogni tanto è spostato qualche impianto, più spesso ne nascono molti, e raramente ne sono soppressi in toto.

In realtà gli effetti di queste emissioni ancora non si conoscono esattamente, poiché, per avere dei dati probanti, bisogna aspettare molti anni: il nesso di causa effetto fra emissione e malattia, può essere accertato, anche a livello quantitativo, su periodi di tempo medio-lunghi.

E l’uso del telefonino stesso troppo vicino al nostro orecchio? A cosa può portare? Bella domanda pure questa.

I giudici di Ivrea intanto si sono convinti che l’uso scorretto dei cellulari e lo sviluppo del tumore al cervello, siano legati da un nesso di causalità in certi casi specifici.

E proprio in un caso specifico hanno condannato l’Inail a risarcire in dipendente di una grossa azienda cui è stato diagnosticato un neurinoma, un tumore benigno.

Questa persona, in un periodo di circa 15 anni, avrebbe usato il cellulare per più di tre ore al giorno senza protezioni di sorta.

Tra l’altro, gli avvocati dell’uomo hanno coscientemente organizzato un apposito sito al fine di fornire indicazioni utili sul corretto utilizzo del cellulare.

Intanto Gaetano Finocchiaro, Direttore dell’Unità operativa di neuro-oncologia molecolare dell’Istituto Besta di Milano, intervistato dal Sole 24 Ore, afferma sulla questione: “Non entro nel merito dell’operato dei giudici di Ivrea, ma a tutt’oggi non esiste un’evidenza epidemiologica della correlazione tra l’utilizzo dei telefonini e lo sviluppo di tumori cerebrali”.

“Negli ultimi anni, a fronte di una crescente diffusione dei telefonini, non si sono registrati aumenti dell’incidenza di tumori al cervello. Se ci fosse una relazione con l’utilizzo del cellulare, avremmo dovuto aspettarci un aumento dei casi, invece non è stato così. I tumori del sistema nervoso centrale restano abbastanza rari e rappresentano circa l’1,3% del totale dei tumori”.

Sarà veramente così? Magari i tumori si possono sviluppare non solo in quella zona del cervello; oppure, usando cuffiette o il sistema viva voce, adesso la nocività è di molto ridotta.

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