Sting nel suo nuovo disco 57th & 9th anche il brano Inshallah che parla del dramma di Aleppo.
Dopo tanti anni, forse troppi, il grande artista inglese si presenta di nuovo alla ribalta col suo nuovo lavoro, il cui titolo richiama la strada di New York che percorre tutti i giorni, o quasi, per andare da casa a studio.
Sting ha deciso, con questo album, di rispolverare un po’ di sano, buon rock.
Dice l’artista inglese: “L’impulso principale del disco è molto diretto, semplice, energetico, ma non tutto il disco. Ci sono alcune ballad, ci sono dei lavori riflessivi e introspettivi nell’album. Ma l’impulso principale è il rock”.
Trovano spazio nell’album due importanti brani. Il primo è One fine day, che parla dei cambiamenti climatici. Il secondo è Inshallah, che parla di migranti in giro per l’Europa.
“Inshallah, dice Sting, è il mio tentativo di mettermi su una di quelle imbarcazioni, come se fossi il padre di uno di quei piccoli bambini. Come mi sentirei? Lasciare il Paese, affrontare il pericolo senza sapere dove sto andando o cosa mi aspetta, come ci si sente? Ho incontrato una coppia di Aleppo, ho ascoltato le loro storie, da dove venivano e ho chiesto loro il permesso di fare questa canzone”.