Alzheimer, a Monza nato un villaggio a misura di malato

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Il morbo di Alzheimer fa parte delle demenze neurodegenerative primarie ed è caratterizzato dalla comparsa di deficit di memoria a carattere ingravescente, a cui, successivamente, si aggiungono deficit di altri domini cognitivi (attenzione, prassia, abilità esecutive) sino alla conversione a stadio di demenza conclamata.

All’inizio i sintomi – qualche difficoltà a ricordare e la perdita delle capacità intellettive – possono essere così lievi da passare inosservati, sia all’interessato che ai familiari e agli amici. Ma, col progredire della malattia, i sintomi diventano sempre più evidenti, e cominciano a interferire con le attività quotidiane e con le relazioni sociali. Le difficoltà pratiche nelle più comuni attività quotidiane, come quella di vestirsi, lavarsi o andare alla toilette, diventano a poco a poco così gravi da determinare, col tempo, la completa dipendenza dagli altri.

Può essere considerata a tutti gli effetti una malattia terminale, che causa un deterioramento generale delle condizioni di salute. La causa più comune di morte è la polmonite, perché il progredire della malattia porta ad un deterioramento del sistema immunitario e a perdita di peso, accrescendo il pericolo di infezioni della gola e dei polmoni.

A tutt’oggi per l’Alzheimer non si è ancora individuata una cura, anche se la ricerca è impegnata da anni per trovare soluzioni, e tutto il peso è lasciato sulle spalle delle famiglie di origine.

Una situazione di disagio e abbandono, da parte della società e dello stato, che lascia sole le famiglie di fronte alla malattia e alle sue conseguenze: «Nelle fasi conclamate la persona affetta da Alzheimer perde, per fortuna, consapevolezza, anche della propria malattia – spiega Diego De Leo, psichiatra di fama internazionale e vicepresidente dell’Associazione italiana di psicogeriatria (Aip) – Ai familiari invece resta la dolorosa consapevolezza che la persona amata, che magari ti ha generato o hai sposato, non sarà più la stessa. Resta un amore struggente, ma frustrato e frustrante».

Una situazione che può anche risultare destabilizzante e difficile da affrontare e gestire.

A Monza, per la prima volta in Italia, è appena nato un luogo pensato appositamente per questi malati.

Alzheimer a Monza nato un villaggio a misura di malato

Il complesso “Il Paese Ritrovato” è il primo villaggio appositamente realizzato e pensato per persone affette da Alzheimer e demenza senile. La realizzazione del progetto promosso dalla Cooperativa La Meridiana è costata complessivamente poco più di 9 milioni e mezzo di euro, giunti attraverso donazioni a cura di famiglie, cittadini, imprese, fondazioni, associazioni.

Il “paese ritrovato” è una sorta di miniatura, un piccolo quartiere recintato con giardino, un teatro, la chiesa, minimarket e case a due piani di colore diverso una dall’altra: un escamotage per facilitarne il riconoscimento da parte degli ospiti.

L’idea alla base di questo miniquartiere creato prendendo ispirazione dal famoso villaggio di  Hogeweyk, nel piccolo comune olandese di Weesp, è quella di non essere solo un luogo di cura ma anche e soprattutto “un luogo di vita”. Di permettere, a chi soffre di una demenza ma è fisicamente autosufficiente, di continuare ad andare a fare la spesa o dal parrucchiere in autonomia.

L’interno delle case è stato realizzato in modo da semplificare lo svolgimento di azioni. Come vestirsi o andare in bagno da parte degli ospiti perché possano farlo in autonomia. Come? Con l’aiuto di percorsi luminosi per terra, armadi «intelligenti», profumi che possano incidere positivamente sullo stato d’animo.

Progettato con la collaborazione del Politecnico di Milano, della Fondazione Golgi Cenci e del Cnr, il villaggio ospiterà a partire da fine aprile inizio maggio 64 persone. Uomini e donne che vivranno in case da otto e saranno seguite da 55 tra medici, infermieri, os e animatori.

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