Chef di indubbio talento, Antonino Cannavacciulo ha dovuto lavorare sodo per raggiungere i suoi traguardi, per essere riconosciuto ed apprezzo a livello nazionale ed internazionale.
Ma si sa che un lavoro come quello da chef richiede una miriade di sacrifici, soprattutto per quanto riguarda gli orari: non ci sono feste o serate che reggano, bisogna sempre essere lì presente, a capo della propria brigata in cucina, rinunciando al tempo passato con gli amici e la famiglia.
E Antonino lo riconosce, confessando a Mara Venier, intervistato a Domenica In, che forse il suo più grande cruccio è di essere stato un padre assente.
«Sono un papà assente. Oggi sto qua ed è il compleanno di mia figlia. Hanno beccato un papà sfortunato», ha dichiarato amareggiato.
Con Mara ha poi ripercorso la sua infanzia e giovinezza, quando si è approcciato al mondo della cucina, “figlio d’arte”: “Tutti i giorni vedevo queste giacche bianche in casa mia e da lì dicevo, già a 8 anni, voglio fare il cuoco”.
Suo padre però non era d’accordo: “Dopo la scuola media ho detto di voler fare la scuola alberghiera […] Lì c’è stato uno stop, mi ha iscritto l’ultimo giorno”.
Quando suo padre ha capito che la sua passione era reale, le cose sono cambiate: “L’estate successiva mi ha mandato da un cuoco che menava”.
Grazie al suo lavoro Cannavacciuolo ha potuto realizzare molti dei suoi sogni ed è felice del lavoro che fa, ma ha ammesso: “Non lo rifarei. A 23 anni un ragazzo deve vivere la vita, io ho pensato troppo al lavoro, dalla mattina alla sera. Oggi i 20 anni sono passati”.