Australia appello degli scienziati per l’ulcera carnivora

VEB

Gli scienziati in Australia proseguono la loro campagna di avvertimento che sollecita la ricerca su una misteriosa ulcera carnivora che si sta estendendo nel paese, si sa che l’ulcera di Buruli si trova in alcune parti dell’Africa, ma i casi di malattie infettive sono cresciuti esponenzialmente in Australia negli ultimi anni, nel 2016 sono stati segnalati 182 nuovi casi in Australia, il numero più alto mai registrato nel paese e da allora, un aumento del 51% è stato registrato fino a novembre 2017.

Ne parlano, con toni allarmistici, giornali e siti web: in Australia si sta diffondendo l’ulcera carnivora del Buruli, una malattia della pelle che divora dall’interno chi ne è affetto.

Si tratta di una importante infezione che è in genere presente nei paesi dal clima tropicale e che se non viene trattata in tempo può portare il paziente a gravi conseguenze.

La malattia,  secondo i medici, sarebbe capace di divorare letteralmente i tessuti interni ed esterni delle persone. La sua velocissima diffusione starebbe mettendo in allerta il Paese, poiché, al momento, non si conosce nessun tipo di prevenzione.

Più nello specifico, l’ulcera del Buruli è determinata dal batterio ‘Mycobacterium ulcerans’ presente e normalmente circoscritto in molte zone tropicali dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina. La sua insorgenza è caratterizzata dalla comparsa sottocutanea di un piccolo e mobile nodulo, che non crea inizialmente dolore al paziente. La sua evoluzione si presenta attraverso la conseguente ulcerazione della zona interessata in seguito all’emissione di particolari tossine che distruggono letteralmente le cellule della pelle e tutta la struttura sottocutanea di vasi e grasso.

Nel tempo l’ulcera assume dimensioni sempre maggiori deturpando in modo permanente la zona interessata che potrebbe interessare oltre che la pelle anche organi interni. Da questa sua particolare caratteristica viene appunto chiamata ‘ulcera carnivora’.

Australia: paura per ulcera carnivora

Australia: paura per ulcera carnivora

L’incubazione può durare da quattro a sei mesi dopo l’esposizione al batterio, dopo di che in genere emergono i sintomi, che possono iniziare come un’area rossa e gonfia. L’ulcera, se presa per tempo, può essere trattata con gli antibiotici. Ma in certi casi è necessario ricorrere alla chirurgia per rimediare alla devastazione che il batterio può provocare.

Quello che più preoccupa gli esperti e le autorità sanitarie è che non si sa come le persone si stiano infettando con questo batterio mangiacarne. Le autorità hanno, per esempio, rilevato che gli animali domestici come cani e gatti – ma anche koala e opossum – hanno in molti casi sviluppato la malattia. Tuttavia, non è ancora chiaro se siano poi loro a diffonderla o che altro. «Come comunità – scrivono i ricercatori – stiamo affrontando un rapido peggioramento dell’epidemia di una grave malattia senza sapere come prevenirla».

Il rischio di infezione sembra essere stagionale, con un rischio maggiore nei mesi più caldi.

I casi in Australia sono aumentati del 400 percento negli ultimi 4 anni. Per ora sono stati segnalati casi nel Daintree, nel Northern Territory, nel New South Wales e nell’Australia occidentale. Tuttavia, la maggioranza dei casi proviene da Victoria, dove c’è una preoccupante diffusione dell’epidemia con 182 nuovi casi nel 2016, 275 nel 2017 e già 30 (finora) nel 2018.

Intanto il Governo federale ha già stanziato oltre 2,4 milioni di dollari per la ricerca di una soluzione. Allo stesso modo, anche la città di Victoria ha già stanziato nel tempo quasi 1 milione di dollari. Tra i vari interventi si è proceduto a test sulle feci degli animali, su zanzare e altri ritenuti portatori dei batteri.

«Capisco l’allarme dei colleghi australiani che si ritrovano a dover affrontare in un ambiente temperato quella che era considerata una malattia rara tropicale», commenta Massimo Galli, professore di Malattie Infettive all’Università degli studi di Milano. «Possiamo ipotizzare di essere di fronte a un fenomeno di global health – spiega Galli -; questo microbatterio potrebbe essere stato trasportato da qualcosa, banalmente anche una semplice pianta, e avere trovato poi terreno fertile in ambiente acquatico. Non credo invece che le zanzare possano essere un vettore. Di certo le terapie per curare l’ulcera del Buruli sono lunghe (6-8 settimane) e non ancora univoche».

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