Depressione post partum, una realtà in crescita da non sottovalutare

VEB

La depressione post partum (DPP) o depressione puerperale è un disturbo che colpisce, con diversi livelli di gravità, sempre più neomamme ed esordisce generalmente tra la 6ª e la 12ª  settimana dopo la nascita del figlio.

Non sempre è facile accorgersi che qualcosa non va, anche perché spesso le donne colpite tendono a sottovalutare, minimizzare o nascondere i sintomi, anche per corrispondere all’idea di maternità come oasi felice riconosciuta a livello sociale.

La donna si sente triste senza motivo, irritabile, facile al pianto, non all’altezza nei confronti degli impegni che la attendono. Inoltre, un sentimento ricorrente tra le neomamme, che si trovano a dover affrontare questo problema, è la vergogna mista a senso di colpa. Nel sentire comune si dà infatti per scontato che una neomamma debba essere felice in ogni istante. Si tratta di un falso mito.

La depressione post parto non è una debolezza né un difetto caratteriale. A volte è semplicemente una complicazione del parto. Se si va incontro a depressione post parto, un trattamento tempestivo può essere utile per tenere controllati i sintomi e riuscire a godersi a pieno il proprio bambino.

Perché alcune donne sviluppino la depressione post partum è ancora da chiarire, ma esistono alcuni fattori che possono agevolare l’insorgenza del disturbo.

In particolare, sarebbero più a rischio le donne che hanno già manifestato in passato stati depressivi, quelle che hanno avuto altri disturbi psicologici (come attacchi di panico, disturbi ossessivi compulsivi e altre psicosi), le donne che tendono a isolarsi rifiutando l’aiuto degli altri, quelle con disagi familiari presenti o alle spalle, le donne che non avevano programmato la gravidanza, quelle che hanno vissuto un trauma o che vivono condizioni socioeconomiche sfavorevoli, le donne soggette a sindrome premestruale, quelle con un carattere ansioso e irritabile, le donne alla loro prima gravidanza e quelle che abusano di alcol, fumo o sostanze illegali.

Se si sospetta che si sta sviluppando una psicosi post parto, è opportuno consultare il medico immediatamente. Non bisogna aspettare e sperare che la condizione migliori da sola, dato che – se trascurata – la psicosi post parto può portare a pensieri o comportamenti pericolosi per la vita.

La DPP rappresenta un problema di salute pubblica di notevole importanza, se si considerano la sofferenza soggettiva della donna e dei suoi familiari, nonché le limitazioni e i costi diretti e indiretti dovuti alla compromissione del suo funzionamento personale, sociale e lavorativo.

Depressione post partum

In Italia, tra il 10 e il 15 per cento delle neo mamme soffre di depressione post partum nei primi tre mesi dalla nascita del loro figlio. Una percentuale, questa, che si traduce tra le 50 e le 100mila donne ogni anno. Meno del 50% di chi è colpita da questo disturbo chiede aiuto e sostegno.

Questi dati, elaborati dall’associazione Kairos Donna, sono stati resi noti in occasione della presentazione della prima edizione del Festival della maternità. L’iniziativa, in programma dal 13 al 15 aprile a Padova, affronta i temi del benessere psicofisico della mamma, della coppia e del bimbo nel periodo che va dalla gravidanza fino ai primi due anni di vita dei piccoli. Nella tre giorni del Festival (tra workshop e spettacoli) si incontreranno 300 specialisti del settore prenatale.

“Nell’immaginario comune si dà per scontato che una neomamma sia felice in ogni istante: si tratta di un falso mito – commenta Rossana Riolo, presidente di Kairos Donna – La depressione post partum è un problema di salute pubblica di notevole importanza, ma spesso sminuita o sottovalutata dalle donne, dalle famiglie e dalla società. Come associazione crediamo che una giusta attività di formazione e informazione sia fondamentale per combattere lo stigma ma anche per intercettare eventuali condizioni di disagio e fornire gli strumenti conoscitivi per gestirle”.

Nel corso della stessa manifestazione è stato ricordato che le Regioni dovranno presentare entro il 3 aprile al ministero della Salute i progetti per il contrasto alla depressione post-parto per i quali sono stati accantonati 3 milioni di euro: lo ha ricordato Serena Battilomo della Direzione prevenzione del dicastero, Ufficio tutela salute della donna.

“Il fondo di 3 milioni di euro – ha sottolineato – è uno stanziamento speciale che è stato assegnato a fine 2016 proprio per sostenere il contrasto al disagio psichico perinatale. E’ stata poi sottoscritta un’intesa tra Stato e Regioni per distribuire la cifra, come primo criterio, secondo il numero dei nati nell’ultimo quinquennio. Questo vuol dire che il denaro viene distribuito in base alla potenziale utenza, non procapite. E questo è un elemento determinate, perché le Regioni che hanno più donne che partoriscono hanno più bisogno di avere risorse per questo disagio”.

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