Diabete, gare al ribasso inutili per pazienti e casse pubbliche

VEB

Nel mondo le persone diabetiche sono quasi 400 milioni e, secondo recenti stime, nel nostro Paese una persona su 16 è affetta da diabete.

Una vera pandemia quella che riguarda questa patologia, che può provocare una serie di complicanze che però è possibile prevenire o rallentare nella progressione, seguendo una terapia corretta (stile di vita sano, alimentazione adeguata, farmaci) e con l’automonitoraggio domiciliare dei livelli di glucosio nel sangue.

Ed è proprio su quest’ultimo aspetto che si concentrano le lamentele degli esperti: qui in Italia si fanno sovente gare al ribasso per questi prodotti, a discapito della salute dei pazienti ed anche delle casse pubbliche.

«Le gare per l’acquisto delle strisce per la misurazione della glicemia non fanno risparmiare! Conducono anzi ad un aumento dei costi»: questo l’appello che Fand-Associazione italiana diabetici rivolge ai candidati delle prossime elezioni politiche regionali.

Fand del resto sono anni  che si batte contro la diffusione delle gare per l’assegnazione dei dispositivi medici per le persone con diabete (glucometri, microinfusori, strisce per la misurazione della glicemia); dispositivi che, afferma l’associazione, «dovrebbero essere scelti e consigliati ai pazienti dal medico curante».

Diabete, gare al ribasso inutili per pazienti e casse pubbliche

Diabete, gare al ribasso inutili per pazienti e casse pubbliche

«Il non garantire la personalizzazione della terapia, impedendo al diabetologo di scegliere le diverse soluzioni tecnologiche avanzate, costituisce un grave abuso, una violazione del principio di equità nel diritto alla salute, nonché un inutile dispendio economico causato da aumentati accessi al pronto soccorso per ipo- e iperglicemie e per conseguenti ricoveri per complicanze in strutture ospedaliere. Infatti, conti alla mano, solo il 4% dei costi sostenuti dai Servizi sanitari regionali è per i dispositivi del diabete, mentre il 50% dei costi diretti del diabete è legato ai ricoveri per complicanze», sottolinea ancora la Fand.

L’assistenza di qualità, aggiunge il presidente della Fand,  “deve essere garantita a ciascuna persona con diabete, indipendentemente dalla Regione di residenza, mentre adesso c’è diversità di trattamento sia tra Regioni vicine sia tra Asl della stessa Regione. Dove è finita quindi la tanto decantata centralità della persona prevista nel Piano nazionale per la malattia diabetica licenziato solo quattro anni fa? Esistono forse pazienti di serie A e di serie B? Non è ammissibile”.

La delicata questione è stata sottolineata anche Bologna, dove si è svolto un interessante convegno sui costi e le terapie per curare il diabete in Italia.

Al convegno hanno partecipato esperti italiani in diabetologia e i rappresentanti delle varie associazioni di pazienti. I dati diffusi prefigurano l’aspetto pandemico di questa malattia nel nostro Paese, con la gran parte dei pazienti che soffre del diabete di tipo 2, per le cui terapie si utilizza quasi il 10% delle risorse economiche del Servizio sanitario nazionale. Nonostante questo sforzo si registrano ogni anno 27mila decessi di diabetici tra i 20 e 79 anni.

Ma si è parlato anche di sprechi relativi all’eccesso di ricoveri che, ad esempio, in una regione come la Toscana si aggirano intorno ai 12mila l’anno, per una spesa di circa 652 milioni di euro. In Emilia la Sanità parmense spende almeno 73 milioni di euro l’anno per ricoveri, che adottando le nuove tecnologie (i cui costi sono sensibilmente più bassi di quello di spedalizzazione/giorno, il 94% in meno) sarebbero evitati.

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