Diabete, un fattore determinante è anche l’inquinamento atmosferico

VEB

Il diabete di tipo 2 è una malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia.

Il diabete di tipo 2 è la forma di diabete mellito più comune; secondo le stime più attendibili, infatti, circa il 90% dei diabetici presenti in tutto il mondo ne sarebbe portatrice.

Mentre in passato il diabete di tipo 2 veniva definito “diabete dell’adulto”, è sempre più frequente la presenza di tale patologia in giovani adulti e sta aumentando anche tra gli adolescenti (soprattutto negli USA), in rapporto all’aumento del peso medio di tale fascia d’età, in cui è sempre più frequente la presenza di soggetti obesi.

Proprio per questi motivi l’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede un progressivo aumento dei soggetti diabetici, sino ad un raddoppio nel 2025.

Secondo medici e scienziati, il diabete di tipo 2 dipenderebbe da una combinazione tra fattori genetici, che conferiscono una certa predisposizione allo sviluppo della malattia in questione, e fattori ambientali, che agiscono da elementi concretizzanti la suddetta predisposizione.

La familiarità per la patologia sembra giocare un ruolo importante: circa il 40% dei diabetici di tipo 2 ha infatti parenti di primo grado (genitori o fratelli) affetti dalla stessa malattia.

Fondamentale anche nell’insorgenza uno stile di vita troppo sedentario: è stato infatti dimostrato che lo svolgimento di attività fisica aerobica di moderata intensità della durata di 20-30 minuti al giorno o 150 minuti alla settimana, associato alla perdita del 10% del peso corporeo, riduce l’incidenza del diabete di tipo 2 del 60%.

La crescita progressiva e inarrestabile dei malati di diabete in tutti i Paesi del mondo può essere però legata anche all’inquinamento dell’aria, come si può leggere in un articolo pubblicato dalla rivista Lancet Planetary Health.

“La nostra ricerca dimostra che esiste in tutti i Paesi del mondo un legame tra livello di inquinamento dell’aria e incidenza dello sviluppo del diabete. Il numero di diabetici comincia ad aumentare in presenza di un livello anche minimo di inquinamento atmosferico che rientra comunque nei limiti stabiliti dall’OMS. Ciò indica che questi limiti vanno cambiati”, ha dichiarato Ziyad Al-Ali dell’Università Washington di Saint Louis (USA).

Alla conclusione gli esperti sono arrivati chiedendosi cosa accomunasse tutti quei paesi dove il numero dei diabetici stava crescendo e parallelamente non spiccavano fattori tradizionalmente collegati al diabete, come l’eccesso ponderale di peso.

“Un altro fattore da considerare portato alla luce dagli stessi studiosi è che l’epidemia di diabete si è manifestata in quei Paesi in cui non vi erano ancora problemi di obesità, come Afghanistan, Papua Nuova Guinea o alcuni Paesi africani. Cercando di capirne la ragione, gli studiosi hanno preso in esame tutte le possibili differenze tra le nazioni con pochi e molti diabetici”, hanno spiegato.

E la risposta è stata trovata appunto negli alti livelli di inquinamento e più nello specifico  hanno concluso che il rischio di contrarre il diabete comincia ad aumentare in presenza di concentrazioni anche relativamente basse di aerosol e sostanze nocive nell’aria che superino i 2,4 mg/m3.

Tenendo quindi anche in considerazione il parametro” inquinamento”, si può incontrovertibilmente notare come la percentuale di diabete dovuta all’inquinamento sia  maggiore nei paesi in cui le normative di precauzione sono meno severe e meno rispettate, come l’India, la Papua Nuova Guinea, l’Afghanistan e la Guyana. Al contrario, paesi più ricchi come Francia, Finlandia e Islanda sono usati come esempi da imitare.

Già precedentemente, inoltre, una  ricerca tedesca, condotta da Elisabeth Thiering e Joachim Heinrich dell’Helmholtz Zentrum Munchen e pubblicata su Diabetology, la rivista dell’EASD, l’associazione europea per lo studio del diabete, aveva associato l’inquinamento atmosferico alla probabilità di sviluppare il diabete.

Stando ai risultati dello studio, la fascia di popolazione più a rischio è quella dei bambini: lo stress ossidativo causato dall’esposizione agli inquinanti atmosferici può, infatti, svolgere un ruolo cruciale nello sviluppo dell’insulinoresistenza dei bambini.

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