FBI ”Non possiamo sbloccare gli iPhone più recenti del 5C”

Redazione

Il numero uno dell’FBI, Jamey Comey, è intervenuto per la prima volta in merito allo sblocco dell’iPhone del killer di San Bernardino, al quale è riuscito ad accedere grazie all’aiuto di un società esterna.

“Abbiamo uno strumento che funziona solo su una piccola parte di iPhone, l’Fbi è brava a mantenere i segreti. Delle persone da cui abbiamo preso il necessario per sbloccare l’iPhone so molte cose e sono fiducioso che sono molto bravi a proteggere cosa sanno”, ha dichiarato Comey, aggiungendo che la tecnica usata per sbloccare il telefono del killer di San Bernardino non è applicabile su tutti i device successivi al modello di Apple iPhone 5c.

Soltanto il mese scorso, l’FBI ha annunciato di aver sbloccato l’iPhone di Farook con l’aiuto di una terza parte non identificata, a seguito del rifiuto del colosso Apple a collaborare. La tecnica utilizzata per lo sblocco del device non è stata rivelata a nessuno, solo a due senatori, Dianne Feinstein e Richard Burr, secondo i quali la crittografia è il punto debole del web: “E’ anche nella Playstation che usano i nostri bambini: se due persone comunicano, è tutto criptato”, dichiarava la Feinstein alla CBS dopo i fatti di Parigi, aggiungendo che “I terroristi possono usare la Playstation per comunicare e non ci possiamo fare nulla”.

I due politici sono i cofirmatari di un disegno di legge che, se approvato, obbligherà le aziende tecnologiche a collaborare con il Dipartimento di Giustizia, anche a costo di compromettere la crittografia utilizzata per proteggere gli utenti. Una proposta che ha scatenato numerose polemiche e ha spaccato a metà l’opinione pubblica statunitense.

Solo poche settimane fa, l’Fbi ha deciso di aiutare le autorità locali con due dispositivi  Apple per il caso di duplice omicidio in Arkansas, scontrandosi di nuovo con l’azienda di Cupertino.

 

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