Adottando una strategia innovativa nell’investigazione di un furto d’auto a Lapua, la polizia finlandese ha fatto ricorso a una zanzara morta come fonte di prova.

All’interno di un’auto rubata e poi lasciata, gli investigatori hanno notato l’insetto presumendo che potesse aver succhiato il sangue del ladro.
L’insetto, rigonfio, è stato analizzato in laboratorio, e il DNA estratto corrispondeva a un sospetto già presente nel database della polizia.
Quest’ultimo, una volta interrogato, ha negato qualsiasi partecipazione, affermando di essere stato semplicemente un passeggero di un conducente maschile.
La legittimità dell’utilizzo del DNA della zanzara come prova è stata poi valutata da un giudice. L’ispettore Sakari Palomaeki ha evidenziato l’eccezionalità e la meticolosità nella raccolta di questa prova, commentando la difficoltà nel rinvenire una zanzara all’interno di un veicolo e sottolineando la diligenza dell’indagine.
Ha anche ironicamente menzionato che la ricerca di zanzare non fa parte della formazione standard degli agenti di polizia. Questo episodio illustra l’avanzamento della scienza forense e l’adozione di metodi non convenzionali nel campo investigativo, pur sollevando dubbi sulla validità e le questioni etiche legate all’uso di prove atipiche nei processi giudiziari.
La questione dell’accettabilità di tali prove e l’esito del caso rimangono in sospeso. Il caso accenna inoltre alle potenziali conseguenze di condanne sbagliate e sottolinea l’importanza di assicurare giudizi precisi e giusti, facendo riferimento a Clarence Moses-EL, il quale è stato erroneamente condannato e ha trascorso 25 anni in prigione prima di essere scagionato e risarcito, a seguito della confessione del vero colpevole.