Feltri non va in Sicilia per paura di ipotetici contagi?

VEB

La “fobia” immigrati, lentamente ma inesorabilmente sta colpendo buona parte della cittadinanza, basti pensare, o per meglio dire ascoltare, le ultime dichiarazioni di Vittorio Feltri che non ha intenzione di andare in Sicilia, sembra, per paura di contrarre malattie portate nell’isola da ipotetici immigrati infetti.

C’è gente che sulla polemica ci vive, ma non in maniera incosciente. Semplicemente perché sa che la gente apprezza molto la polemica, e soprattutto certe situazioni estreme, meglio ancora se condite da un linguaggio becero, da bettola.

I fan di questo linguaggio e di certe prese di posizione che non hanno certo il pregio della sobrietà, sono tantissimi. E anche per queste prese di posizione, la tiratura dei giornali, anche quelli online, aumenta. Altrimenti che gusto c’è a leggere un articolo noioso senza insulti, parolacce, improperi e quant’altro.

Alla Zanzara il Direttore di Libero ha tenuto a far sapere con chiarezza che gli immigrati portano le malattie, che per questo lui non va in Africa, e non va nemmeno in Sicilia.

A dire il vero il turpiloquio, gli improperi e così via, sono una cosa abbastanza normale per la trasmissione radiofonica La Zanzara, ma evidentemente Vittorio Feltri deve averci messo del suo, se è vero che dopo le sue parole e prese di posizione si è scatenato un vero putiferio.

Al punto che sembra ci sia stato un attacco hacker sul sito online del quotidiano Libero. Tanto che è stato emesso questo comunicato: “Buongiorno. Liberoquotidiano.it è sotto attacco hacker dalla scorsa notte. Ci scusiamo con i lettori per la nostra assenza. Stiamo lavorando per risolvere il problema al più presto”.

Ma in fin dei conti, nulla di nuovo sotto il sole. La litania degli immigrati che portano le malattie, l’abbiamo già sentita, e l’hanno sentita i nostri padri e i nostri nonni.

Anche quando i nostri bisnonni emigravano in America. La pasta del signor Feltri, è così. Vive di forzature, di scandali e su scandali.

L’appiglio stavolta gliel’ha dato la morte della piccola Sofia a Brescia. E giù a vomitare quello che si ha in pancia, ma non può essere trasferito fuori dalla pancia, se non si verifica un casus belli.

Basta un piccolo pertugio, per allargare a dismisura e impropriamente il discorso all’immigrazione, mettendo in luce le proprie posizioni non precisamente votate all’integrazione, ma anche un antimeridionalismo mai sopito, fino al punto di dire con soddisfazione che non si va nemmeno in Sicilia.

Il pretesto è una malattia, la morte di una bambina; poi si parte e si va dove vuole la pancia, passando per la bocca, cacciando fuori tutto quello che non può restare dentro. Ma resta in ogni caso una grande, infinita desolazione di pensiero.

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