Ci siamo, il film Fuocoammare di Rosi in corsa per gli Oscar.
Gianfranco Rosi quasi esplode dalla felicità: “E’ meraviglioso, è stata una battaglia, negli ultimi giorni non ci credevo più. Ho portato Lampedusa a Hollywood. Mi volete bene? Ho promesso alla casa distributrice giapponese che se fossi entrato nella cinquina degli Oscar, avrei fatto l’uomo sandwich davanti al cinema per portare il pubblico in sala”.
Alla domanda se Rosi, intervistato dal Corriere della Sera, avesse sentito Meryl Streep sulla nomination, il regista ha risposto: “Non ancora.
La vedrò alla cerimonia, è candidata anche lei. Ci ha sostenuto molto, ci ha creduto, si è esposta. E’ stata fondamentale”.
E alla domanda che significato abbia Fuocoammare nell’America di Trump, Rosi ha risposto senza esitazioni: “E’ un segnale forte che i membri dell’Academy hanno lanciato, è la risposta ai muri e alle paure che sta mettendo Trump. Negli Stati Uniti è diventato un film politico sull’immigrazione, anche se la mia intenzione iniziale non era tale”.
Dal canto suo, Pietro Bartolo, l’ormai famoso medico di Lampedusa nel film, ha detto: “E’ un’opportunità ancora più grande per far conoscere a tutto il mondo l’arte di Rosi e la difficile situazione nel Mediterraneo”.