Gene Wilder, tutto il mondo piange la sua scomparsa

VEB

Una carriera lunga e luminosissima, decine di pellicole all’attivo, un talento nel far ridere il suo pubblico più unico che raro, ed è per questo che tutto il mondo piange la scomparsa di Gene Wilder, morto all’età di 83 anni a Stamford, nel Connecticut, in seguito a complicazioni dovute al morbo di Alzheimer.

Attore e sceneggiatore, già dal 2003 si era ritirato a vita privata al fianco dell’ultima moglie, Karen Boyer, con cui aveva ritrovato la serenità dopo la scomparsa dell’amatissima Gilda Radner, dedicandosi alla sua altra passione, la scrittura: nel 2007 aveva pubblicato la sua autobiografia, “Kiss Me Like A Stranger: My Search for Love and Art” e racconti e romanzi che ne rispecchiavano l’ironia e la gentilezza.

Jerome Silberman – questo il suo vero nome – nacque l’11 giugno 1933 a Milwaukee, in Wisconsin, da una famiglia di ebrei russi immigrati. Terminati gli studi universitari negli Stati Uniti, Wilder decise di trasferirsi in Inghilterra, dove frequentò la Bristol Old Vic Theatre School, avvicinandosi per la prima volta al mondo dello spettacolo.

La sua interpretazione del dottor Frederick Frankenstein in Frankenstein Junior, probabilmente il più riuscito film di quel genio comico di Mel Brooks, gli diede la fama internazionale e lo tramutò da attore dall’altalenante successo a icona della Settima Arte, grazie anche alla strepitosa sintonia in scena con Marty Feldman.

Decine di pellicole all’attivo, eppure è rimasto stampato nella testa di tutti con solo poco più d’un pugno di film realmente noti (Non Guardarmi: Non ti Sento, Frankenstein Junior, Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato, La Signora in Rosso, Mezzogiorno e Mezzo di Fuoco, Per Favore non Toccate le Vecchiette), grazie soprattutto alla sua totale estraneità alle regole del cinema.

Da venticinque anni Wilder non recitava più per il cinema, scarse le apparizioni a teatro e in tv. Fu costretto a ritirarsi dalle scene a causa di un linfoma che lo costrinse a sottoporsi a frequenti sedute di chemioterapia, poi il lento declino dell’Alzheimer.

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