I primi capolavori di Kandinskij sono in mostra a Milano

VEB

Proprio a partire da oggi, Vasilij Kandinskij arriva in Italia e si ferma al Mudec – Museo delle Culture di Milano – con una mostra assolutamente inedita, ricca di sue opere che raccontano il primo e più felice periodo dell’artista russo.

“Kandinskij, il cavaliere errante”, curata da Silvia Burini e Ada Masoero e promossa dal Comune di Milano e da 24Ore Cultura, presenta 49 opere dell’artista e 85 tra icone, stampe popolari e oggetti decorativi che hanno forgiato il suo sguardo e la sua pittura.

“La mostra su Kandinskij è in piena coerenza con la missione del nostro museo, che è quella di raccontare l’arte moderna e contemporanea riletta però attraverso le matrici dei popoli, dei Paesi e della culture che hanno generato questi linguaggi artistici. In particolare di Kandinskij si ricostruisce il suo rapporto fortissimo con l’anima popolare russa, e quindi le sue opere, tutte provenienti da musei russi e alcune delle quali esposte per la prima volta in Italia, dialogano con oggetti che appartengono invece alla tradizione popolare”, ha spiegato Filippo Del Corno, assessore alla Cultura del Comune di Milano.

Le opere, alcune delle quali mai viste prima in Italia, provengono dai più importanti musei russi, come l’Ermitage di San Pietroburgo, la Galleria Tret’jakov, il Museo di Belle Arti A.S. Puakin e il Museo Panrusso delle Arti Decorative, delle Arti Applicate e dell’Arte Popolare di Mosca.

La mostra mette in luce quella sorta di magia semplice che crea “il” Kandinskij assurto poi a icona dell’arte moderna, ne sottolinea il profondo radicamento con la Russia e consente a noi spettatori di identificare un punto di partenza utile per orientarsi poi tra i lavori più celebri e lontani dalla forma realista.

L’esposizione, che cade nell’anno del centenario della Rivoluzione russa e a ridosso delle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario della nascita dell’artista, è un progetto ‘site-specific’, legato alla vocazione del Mudec: è, infatti, fondato sul rapporto tra arte ed etnografia e sulla metafora del viaggio come avventura cognitiva.

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