Per settimane vip e gente comune si sono riprese mentre si lanciavano secchiate di acqua ghiacciata, pubblicando i filmati su Youtube, per sensibilizzare la popolazione mondiale a donare, per sostenere la ricerca sulla Sla.
Non sono certo mancate le polemiche, dato che per molti non sarebbe stata certo una secchiata a cambiare il mondo, ma difatti grazie alla campagna che si è diffusa in tutto il mondo, negli Stati Uniti, l’Ice Bucket Challenge è riuscita a raccogliere 220 milioni di dollari, mentre in Europa sono stati racimolati “soltanto” 106 milioni di euro.
Soldi che non sono stati sprecati e i primi risultati sono appena arrivati: un team di ricercatori americani della John Hopkins University, grazie anche a quei fondi, ha portato avanti uno studio, pubblicato su Science, che dona nuove speranze ai malati di Sla.
Gli studiosi sostengono che l’infusione di finanziamenti ha permesso a loro di studiare più approfonditamente una proteina disfunzionale nella maggior parte dei casi di Sla, la TDP-43, un mistero studiato per decenni.
Tutti i disturbi della SLA derivano da questa anomalia e sebbene ancora non si capisca come si attivi questo processo è un passo avanti per la scoperta della cura. Infatti, iniettando ai topi di laboratorio un composto contenente la TDP-43 funzionante si è visto che partiva la riattivazione cellulare e si frenava la malattia nei soggetti che già la presentavano.