Il gioco d’azzardo è una vera e propria malattia: come aiutare chi ne soffre

VEB
Quante volte vi siete imbattuti per strada, o al bar mentre si fa colazione, in persone che come impossessate giocano di fronte ad una macchinetta (slot machine) tutti i loro risparmi?
Considerata una vera e propria malattia che ogni giorno colpisce centinaia di persone, complice purtroppo anche la crisi economica, il gioco d’azzardo ossessivo compulsivo continua però ad esistere sotto forma di lotto, gratta e vinci e macchinette mangiasoldi, le più subdole e le più ingannatrici.
Come il bere, come l’utilizzo di droghe, il gioco d’azzardo diventa una vera e propria dipendenza in chi è fragile e psicologicamente instabile. Si sa che non si vincerà mai, eppure si gioca e si perde e si continua a perdere e si gioca ancora, compulsivamente.
Alla base di ciò che muove un giocatore a sperperare i propri averi e spesso ad indebitarsi vi è sicuramente una forma di depressione o di disagio psichico non riconosciuto (come ad esempio lo stress, un’ occupazione precaria o un grave lutto) ma certamente lo Stato incentivando in ogni modo queste pratiche dannose non fa altro che peggiorare la situazione e portare molte persone nella vera e propria patologia.
E’ scientificamente dimostrato che la mente del giocatore d’azzardo durante la partita viene tempestata di una quantità di endorfine, gli enzimi che producono piacere, seconde solo a quelle sviluppate durante l’amore con il proprio partner. E’ facile capire come quindi sia difficile smettere, come nelle forme di dipendenza maggiormente conosciute come l’alcolismo o il vizio del fumo.
E’ stato infatti notato dai terapeuti che hanno affrontato il problema che lo scopo del giocatore non è vincere somme di denaro, ma semplicemente provare quelle forti e fallaci emozioni che il meccanismo del gioco d’azzardo purtroppo regala spesso, lasciando poi però la persona alle prese con i propri problemi, ingigantiti dalla sensazione di frustrazione che prova per aver sperperato i propri risparmi.
Queste persone dunque andrebbero aiutate e seguite da uno psicologo esperto in materia che attraverso il dialogo e le terapie, se necessarie, sia capace di curare questa dipendenza.
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