Insufficienza mitralica primo intervento di endoclampaggio mininvasivo

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L’insufficienza mitralica è una condizione in cui un difetto di chiusura della valvola mitrale fa sì che parte del sangue pompato dal ventricolo sinistro refluisca nell’atrio sinistro anziché andare in aorta, causando affaticamento e disturbi respiratori.

L’insufficienza mitralica è una patologia molto frequente che può verificarsi a qualsiasi età. Dopo la stenosi aortica, la insufficienza della valvola mitrale è la seconda più frequente patologia valvolare riscontrata nei Paesi occidentali, rappresentando, secondo recenti stime europee, circa un terzo dei vizi valvolari acquisiti che interessano le cavità sinistre del cuore.

Quando la valvola mitralica si restringe, rallentando ed impedendo dunque il passaggio di sangue verso il ventricolo di sinistra, si parla di stenosi mitralica.

Nell’ampio spettro di valvulopatie, l’insufficienza mitralica registra ogni anno 250.000 nuovi casi in Europa, seguita dalla stenosi mitralica e dal prolasso della valvola mitrale. Anche se con sintomi e manifestazioni differenti, tutte queste patologie causano un’alterazione del flusso del sangue durante le contrazioni del cuore, per via della chiusura difettosa della valvola, situata tra l’atrio e il ventricolo sinistro.

Le cause di insufficienza mitralica sono numerose e tali da provocare lesioni in una o più componenti della valvola mitralica. I sintomi sono principalmente dispnea, fibrillazione atriale e debolezza.

Per diagnosticare un’insufficienza mitralica si ricorre a diverse metodiche strumentali: elettrocardiografia, ecocardiografia, radiografia del torace e cateterismo cardiaco presentano, ciascuna, vantaggi diversi nel valutare l’entità della cardiopatia.

Insufficienza mitralica primo intervento di endoclampaggio mininvasivo

Insufficienza mitralica primo intervento di endoclampaggio mininvasivo

Se l’insufficienza mitralica è primitiva e di entità lieve o moderata, ci si può limitare a periodici controlli clinici ed ecocardiografici.
In presenza di un’insufficienza mitralica cronica primitiva grave è indicato l’intervento chirurgico di riparazione (preferibilmente) o di sostituzione della valvola mitralica.

Intervenire sul cuore, naturalmente, non è mai semplice e privo di rischi, ma è di queste ore la notizia di una nuova tecnica, più sicura ma soprattutto meno invasiva.

Al policlinico Santa Maria alle Scotte a Siena è stato infatti eseguito il primo intervento di “endoclampaggio” dell’aorta video-assistita, su un paziente affetto da insufficienza mitralica severa.

L’intervento è stato eseguito dai cardiochirurghi Gianfranco Lisi e Gianni Capannini, grazie all’assistenza tecnico-chirurgica del prof. Mauro Rinaldi dell’ospedale Molinette di Torino, ed in collaborazione con la UOC Cardiochirurgia, diretta dal prof. Piero Paladini, e la UOC di Anestesia e Terapia Intensiva Cardiotoracica, diretta dal dott. Luca Marchetti, insieme ai tecnici di circolazione extracorporea, coordinati dalla dott.ssa Debora Castellani, e a tutti i professionisti della sala operatoria.

«L’intervento è perfettamente riuscito – spiega il dottor Gianfranco Lisi, responsabile del programma di cardiochirurgia mininvasiva – e ha consentito la rapida dimissione dalla terapia intensiva. La nuova tecnica permette di limitare le dimensioni dell’accesso chirurgico, con pochi centimetri di incisione senza l’apertura dello sterno, ed eseguire l’intervento senza alcuna manipolazione sull’arteria aorta, che invece nelle procedure tradizionali viene chiusa mediante un “clamp”, cioè una pinza angiostatica dall’esterno. Si tratta di una tecnica che trova indicazione nei re-interventi valvolari ma anche nelle normali procedure di chirurgia mitralica. L’obiettivo futuro – prosegue Lisi – è l’inserimento anche di questa procedura tra le possibili tecniche mini-invasive in chirurgia mitralica, che a questo punto a Siena comprenderanno la mini-toracotomia, la chirurgia robotica e la chirurgia con endoclampaggio dell’aorta video-assistita. Nella moderna cardiochirurgia – conclude Lisi – la riduzione dell’invasività permette di offrire una soluzione al problema di salute, riducendo al minimo l’impatto dell’intervento, a tutto vantaggio per i pazienti».

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