Mal di schiena, la patologia colpisce l’84% delle persone.  Che fare?

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Gli esperti affermano che l’84% della popolazione mondiale ha sofferto o soffrirà, almeno una volta nella vita, di questa forma di mal di schiena, soprattutto tra i 25 e i 64 anni. Ecco che cosa fare per limitare i danni alla schiena.

Alzi la mano chi almeno una volta nella vita non ha sofferto di mal di schiena. Questa patologia è così diffusa che per la OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) è la prima causa di disabilità nel mondo.

Non a caso in Italia il mal di schiena è la motivazione di circa il 50 per cento delle assenze dal lavoro. Almeno questo raccontano i dati raccolti dall’Isico (Istituto Scientifico Italiano Colonna Vertebrale) di Milano che ha messo insieme informazioni da indagini internazionali e rapporti Inail e Anmil (Associazione Nazionale Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro).

In più è stato rilevato che il 60 per cento dei casi invalidità permanente che determina l’impossibilità a lavorare dipendono da disturbi muscolo-scheletrici.

I dolori che riguardano la colonna vertebrale sono diversi perché diverse sono le cause.  Il più comune è la lombalgia, un dolore acuto e invalidante che ha un impatto considerevole sulla qualità della vita. Ed è proprio la lombalgia a colpire il 25 per cento dei lavoratori.

Secondo l’INAIL, i casi di lombalgia denunciate dal medico del lavoro, sono più che raddoppiate dal 2005 al 2009: passano da meno di 8mila a oltre 16mila.

Una vera e propria epidemia, dunque, che si è trasformata in un problema sociale.

Il mal di schiena, dunque, è una malattia lavorativa? Secondo Francesca Di Felice, fisiatra Isico, no . “Tanti elementi spiega la fisiatra – concorrono a provocare e mantenere il dolore, è difficile individuare un rapporto sicuro di causa-effetto: appena il 20 per cento delle cause di mal di schiena acuto è identificabile con esami strumentali”.

“Certo – continua la dottoressa – i fattori di rischio in ambito lavorativo sono tanti, dal sovraccarico di peso da trasportare e gestire alle posizioni obbligate da mantenere a lungo, come capita a chi lavora in alberghi, ristoranti, negozi, in ambiente sanitario o anche agli autotrasportatori. L’immobilità prolungata è deleteria, infatti, pure da seduti: se non c’è un adeguato appoggio posteriore, i carichi sulle vertebre lombari possono essere maggiori di quando si è in piedi”.

Che fare allora per combattere la lombalgia? Intanto quando si lavora seduti a una scrivania, per esempio, è importante cambiare posizione continuamente, sgranchirsi le gambe, alzarsi ogni tanto.

Infatti, se è vero che il sollevamento di pesi è la causa principale del mal di schiena, è anche vero che una postura sbagliata, una posizione ergonomica scorretta, non son da meno.

Poi è bene evitare una vita sedentaria e seguire alcune regole quando si è costretti a sollevare pesi. Se si vuole evitare di ricorrere ai farmaci yoga, massaggi, fitball.

Da una ricerca pubblicata su JAMA (Journal of American Medical Association), si evince che le manipolazioni spinali pur non avendo un’efficacia considerevole, riescono a dare gli stessi effetti  degli antinfiammatori non steroidei contro il dolore da lombalgia acuta. Stessa cosa si può dire per lo yoga e per i massaggi.

 

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