Massimiliano Mecozzi e l’omeopatia, il tumore è un’intossicazione da farmaci

VEB

Massimiliano Mecozzi è il medico omeopata che fino all’ultimo ha cercato di evitare che i genitori portassero Francesco in ospedale, ed ora è indagato per omicidio colposo insieme alla madre e al padre del piccolo: purtroppo infatti, come tutti abbiamo potuto apprendere dai tg, Francesco, 7 anni, è morto, per un’encefalite, come ha chiarito l’autopsia, insorta a seguito di una banalissima otite, che però con è stata curata con altrettanti “banalissimi” antibiotici.

Senza voler a tutti i costi demonizzare l’omeopatia, che è una pratica molto diffusa nel nostro paese ed in continua crescita, bisogna assolutamente chiarire che le cure palliative, a base di estratti naturali, non possono mai sostituire la scienza e la medicina, e quindi farmaci e terapia che in tanti casi sono essenziali.

«Il vero problema in questo caso è l’integralismo. È assurdo che un medico tratti un’otite senza ricorrere a un antibiotico. Se si vuole curare in maniera omeopatica bisogna essere molto attenti, il paziente andrebbe visto almeno una o due volte al giorno. Quella omeopatica è una medicina che si presta poco ai tempi moderni e quindi viene fatta male», ha chiarito  Riccardo Rinaldi, medico chirurgo, omeopata presso il Centro Sa.Mo di Roma.

«L’omeopatia è un metodo terapeutico che ci ha insegnato molte cose belle. Per esempio oggi si parla nella medicina allopatica di una medicina personalizzata con maggiore attenzione al malato piuttosto che alla malattia. In omeopatia questo è sempre stato detto: esiste il malato non esiste la malattia. Per ciascuno di noi ci deve essere, da parte del medico, un’osservazione che è personalizzata. L’omeopatia può essere una medicina da integrare a quella allopatica in alcuni situazioni, noi diciamo sempre che la medicina omeopatica non fa male, ed è vero, però il medico omeopatico può fare male», aggiunge.

E nel caso del piccolo Francesco, la sfortuna del bimbo è stata quella di avere dei genitori che si sono affidati nelle mani di un vero e proprio fanatico.

Mecozzi si è addirittura cancellato dall’ordine dei medici per qualche anno. Poi è tornato a iscriversi. Tra il primo abbandono dell’albo e il successivo reinserimento— siamo a metà degli anni Duemila — aveva lasciato le Marche per approdare a Varese: mettendosi a fare il facchino «tuttofare» in un supermarket. Intanto si era avvicinato a un’associazione religiosa, «la Roveto ardente», piuttosto estesa in tutta la Lombardia ma con adepti anche in altre parti d’Italia, finita nelle carte di un’inchiesta della Digos che condusse accertamenti per circonvenzione d’incapace e truffa.

Il gruppo del Roveto Ardente si era fatto notare negli anni anche per qualche stranezza come matrimoni tra seguaci celebrati coi partecipanti vestiti alla maniera di Camelot e dei cavalieri della Tavola Rontonda. Il gruppo aveva inoltre “annunciato la fine del mondo per il 2008 e in tanti ci avevano creduto”.

Anche lo stesso medico, che per somministrare un antibiotico al piccolo Francesco, lo ha condannato a morte.

Medico che, nonostante tutto, è già tornato al lavoro. Cura, prescrive, visita. Per far sapere di essere di nuovo operativo, ha inviato 3000 messaggi su WhatsApp ai suoi pazienti avvertendoli di avere un nuovo numero e cellulare.

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