Matteo Cambi, troppo denaro e cattivi vizi ma è tutto passato

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Quando ci si trova, in poco tempo, ad avere tanti soldi tra le mani, un successo inaspettato e tanti sfizi da togliersi, si rischia di cadere nell’eccesso e nei bagordi, abbandonandosi a condotte ben poco onorevoli, col rischio serio di sviluppare persino gravi e pericolose dipendenze.

Per fortuna ora ne è uscito, ma è a testa china che Matteo Cambi, fondatore del marchio Guru, ha raccontato del suo passato e della sua condotta ben poco onorevole.

L’imprenditore del marchio Guru si è messo a nudo in un’intervista a Pino Rinaldi, nel programma “Vertigo-Gli abissi dell’anima” e ha vuotato il sacco rivelando gli alti e bassi della sua vita.

Cambi inizia raccontando la sua ascesa al successo, grazie all’eredità paterna: “Tutto inizia quando a 18 anni, dopo la morte di mio padre, un direttore di banca di Carpi mi chiama per comunicarmi che nella sua filiale ci sono circa 650 milioni di vecchie lire che lui mi aveva lasciato in eredità”. Ma la svolta arriva con Lele Mora e il suo entourage: “Conosco Lele Mora in Sardegna, era una delle persone più influenti in tv in quel periodo. Personaggi famosi indossano le mie magliette e questo fa partire il successo del mio marchio. È stato un investimento che ha portato i suoi frutti”.

Racconta poi della sua particolare amicizia con Flavio Briatore: “Successivamente conosco Flavio Briatore e divento sponsor della Renault. A 24/25 anni vivo un exploit del mio marchio e divento ricchissimo. I soldi mi portano ad isolarmi, a uscire fuori dalla realtà. Avere donne, copertine, sovraesposizione, questo mi interessava. Con la droga inizio a rinchiudermi in casa, non uscivo in più, non mi interessava altro. Prendevo l’elicottero anche per andare a lavoro, anche se per arrivare a Milano ci volevano solo 50 minuti di macchina. Flavio Briatore è stato molto importante per me, rappresentava il padre che non avevo più. Avevo un elicottero, un aereo, uno yacht di 30 metri e uno di 15. Macchine tantissime, un migliaio di orologi. Ero capace di spendere 200 mila per un week end, tra viaggi, cene, cocaina, spostamenti. Poi ero capace di lasciare tutto e tornare a casa solo per farmi di cocaina”.

L’epilogo, come si poteva ben immaginare, non è stato felice ed è giunto con il fallimento della sua società che lo ha portato prima in carcere e poi ai domiciliari combattendo contro il vortice di droghe e alcol.

Per fortuna ha potuto contare sul sostegno della sua famiglia, la moglie Stefania in primis che per lui ha segnato un nuovo inizio: “Oggi vivo in un appartamento di 80 metri in affitto, per cui pago un affitto di 500 euro. Sono con la mia famiglia e sono felice. Sarei un ipocrita a dire che non mi manca quello che avevo, la fortuna che avevo costruito“.

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