Micaela Ramazzotti, a Venezia 2017 è una trafficante di neonati

VEB

Accolto tiepidamente dalla stampa ma applaudito dal pubblico, in uscita nelle sale italiane il 28 settembre, “Una famiglia”, di Sebastiano Riso, è certamente una delle pellicole più forti e controverse presentate alla mostra del cinema di Venezia in questa edizione 2017.

“Una famiglia” affronta infatti di petto il problema della maternità surrogata e delle adozioni illegali cercando però di non creare nello spettatore alcuna empatia né con personaggi della coppia né con quelli di chi vuole comprare i bambini. Che sono merce, da rimandare indietro se difettosa.

Il film, secondo italiano in gara al Festival dopo Virzì,  è ispirato ad una storia vera e ha come protagonisti Micaela Ramazzotti e Patrick Bruel.

“Sono una madre dolorosa, ho scelto di esserlo ancora in questo caso. Più sono disgraziate, più sono subalterne e più le cerco come attrice. Mi sento loro portavoce, ho voglia di difenderle. Il cinema ti da la possibilità di dare voce a chi non ce l’ha. Maria – ha dichiarato la Ramazzotti – è una madre-bambina che volevo interpretare a tutti i costi. E’ schiava di un progetto che non ha deciso, ma che ha accettato, fin quando un progetto di ribellione prenderà vita e si scrollerà di dosso tutto questo”.

Ed ancora sul suo personaggio: “Una donna bambina che si stringe nel giubbottino di lana cotta rosa come a farsi coraggio. Un po’ autistica, costruisce con i pezzetti di carta strade e paesaggi, una realtà fittizia che l’allontani dalla più atroce delle condizioni, per una madre: fare figli e venderli, per qualche migliaia di euro. Questa donna diventa complice di un criminale perché ne è succube”.

“Abbiamo cercato di raccontare il tempo nel nostro paese. E’ difficile essere genitori, adottare è complicatissimo. Un processo lungo e snervante se non sei una coppia idonea perché omosessuale o se sei single. C’è una enorme richiesta e un conseguente mercato, anche illegale – ha commentato invece il regista- Una famiglia non vuole essere rassicurante, per questo mi aspetto tante diverse reazioni, ma soprattutto che si affronti questo argomento”.

E, dopo aver affrontato l’argomento, Micaela Ramazzotti hale idee ben chiare: «Non siamo qui per giudicare ma per guardare, non ci siamo messi su di un piedistallo. Però certo in Italia a differenza di altri paesi l’adozione è così difficile, con una legge vecchia. Andrebbero tolte un po’ di restrizioni, perché, ad esempio, una coppia omosessuale o una donna sola o un uomo solo non possono adottare bambini? La legge non può essere uguale per tutti proprio perché le madri naturali sono tutte diverse. Vanno analizzati i casi uno per uno».

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