Morsi di animali: attenzione a ragni, serpenti ed anche animali domestici

VEB

Con l’estate si passa più tempo all’area aperta: spiagge e mare, in primis, ma anche montagne, colline, prati e boschi dove cercare riparo dalla calura estiva che negli ultimi anni si è fatta sempre più insopportabile.

Naturalmente l’uomo deve condividere questi ambienti all’aria aperta con una miriade di altri animali, che non sempre sono innocui.

Se è bellissimo restare a guardare gli uccelli svolazzare tra gli alberi, le lepri correre tra l’erba e le lucertole restare per ore sdraiate al solleone, ci sono tantissimi altri animali che, per proteggersi o per nutrirsi, possono attaccare l’uomo, con morsi più o meno pericolosi.

Secondo WAidid, l’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici, con sede a Perugia, nelle ultime settimane si è assistito ad un aumento di casi di soggetti morsi da topi, pipistrelli e vipere.

Morsi e graffi di animali possono causare infezioni come rabbia, tetano, malattia da graffio di gatto, tigna e scabbia – tra le più comuni – che si possono contrarre anche solo con un banale contatto di saliva di animali infetti.

Per mettere tutti in guardia, WAidid ha stilato una guida per conoscere i sintomi e le reazioni dei morsi di ragni, vipere e altri serpenti velenosi e come intervenire per evitare le infezioni che possono provocare gravi danni fisici e persino la morte.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la rabbia è ampiamente diffusa in tutto il globo e si stima che ogni anno, a causa di questa malattia, muoiano più di 55 mila persone. Di questi decessi, il 95% si registra in Asia e Africa. Il 99% dei casi di rabbia nell’uomo dipendono da rabbia canina e circa il 30-60% delle vittime di morsi di cane sono soggetti minori di 15 anni.

Il virus penetrato con il morso risale lungo i nervi periferici e raggiunge il sistema nervoso centrale dove agisce distruggendo le cellule nervose. L’incubazione della malattia della rabbia è variabile e può prolungarsi anche per mesi.

Al momento non esiste una terapia per la rabbia quindi l’unico modo per prevenire la malattia conclamata è intervenire durante il periodo di incubazione con la somministrazione della vaccinazione antirabbica che consente all’organismo di reagire con un’efficace risposta immunitaria prima che il virus abbia raggiunto il sistema nervoso centrale.

Molto pericoloso anche il tetano, una malattia infettiva acuta non contagiosa causata dal batterio Clostridium tetani che, normalmente presente nell’intestino degli animali (bovini, equini, ovini) ed eliminato con le feci, riesce a sopravvivere a lungo nell’ambiente sotto forma di spore. La prevenzione della malattia si basa sulla vaccinazione, prevista in Italia per tutti i nuovi nati: la somministrazione di tre dosi di vaccinazione antitetanica conferisce una protezione molto elevata, con un’efficacia superiore al 95%. La durata della protezione nel tempo è di almeno 10 anni ed è ulteriormente garantita dall’esecuzione dei richiami.

Anche quasi tutte le 40 000 specie di ragni conosciuti sono velenose, quindi i loro morsi non vanno sottovalutati. Tuttavia, i denti della maggior parte delle specie sono troppo corti o fragili per penetrare nella cute. Reazioni sistemiche gravi si verificano più frequentemente con morsi di: ragno bruno (violino, marrone recluso – Loxosceles sp), vedova nera (Latrodectus sp) e vedova marrone (L. geometricus).

Alcuni morsi sono inizialmente indolori, ma il dolore, che può essere grave e interessare l’intero arto, si sviluppa in tutti i casi entro 30-60 min. La zona del morso diventa eritematosa ed ecchimotica e può essere pruriginosa. Nella sua sede si forma una bolla centrale, spesso circondata da un’area ecchimotica irregolare (lesione a occhio di bue).

Bisogna subito correre al pronto soccorso anche in caso di morso di vipera o qualsiasi altro serpente. Nei casi di morsi di vipera si instaura nella zona un edema duro e dolente di colore rosso-bluastro con ecchimosi. Dopo 1-6 ore circa, l’edema si estende a tutto l’arto colpito con formazione di chiazze cianotiche. Entro 12 ore si possono avvertire sintomi come secchezza della bocca e sete intensa, vomito e diarrea, crampi muscolari, pallore progressivo, vertigini e mal di testa. Evitare il panico per non far aumentare il battito cardiaco che farebbe andare in circolo più velocemente il veleno.

E infine attenzione anche agli animali domestici.  Cani e gatti sono infatti tra i responsabili della diffusione delle dermatofitosi attraverso contatto diretto o indiretto.

Le dermatofitosi sono micosi cutanee, causate da microscopici funghi (specie diverse di Microsporum e Trichophyton) che colpiscono gli animali domestici (causando aree tonde alopeciche) e l’uomo su capelli, pelle e unghie, particolarmente nei bambini.

Il gatto inoltre può trasmettere anche l’agente eziologico Bartonella henselae, un parassita ematico responsabile della cosiddetta “malattia da graffio di gatto”. Da 3 a 10 giorni dopo il contatto con l’animale, nel punto di inoculazione compare una lesione cutanea pustolosa, papulosa o vescicolosa, che può persistere per giorni o settimane, guarendo senza lasciare cicatrici. Generalmente la terapia si basa sull’impiego di macrolidi, ma in alcuni casi può essere necessario intervenire chirurgicamente.

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