Non aprite quella porta da Ed Gein al cult movie

VEB

Un film rimasto nell’immaginario collettivo, che oltre a diversi sequel, ha prodotto un remake e anche un prequel, nonché una pellicola dedicata esclusivamente alle moderne tecniche 3D, stiamo parlando di: Non aprite quella porta.

The Texas ChainSaw Massacre, nato nel 1974 dal genio di Tobe Hooper, la storia di sviluppa attravero le gesta di una famiglia folle, guidata dal capofamiglia e da Leatherface, ovvero faccia di cuoio, un ragazzone sfigurato, che amava tagliare la pelle del viso delle sue vittime, per costruirsi nuovi volti.

La particolarità della famiglia Hewitt, questo il nome del nucleo familiare, era la motosega del figlio Leatherface e gli atti di cannibalismo ai quali erano dediti tutti i membri, Tomas Hewitt, in arte: Leatherface, la fa da padrona nelle pellicole della serie, con l’enorme motosega.

Non tutti sanno che il regista del remake, con evidente mossa a sorpresa ed intuizione, propose un filmato, digitalmente invecchiato, all’inizio della pellicola, nel quale veniva proiettato una visita ufficiale delle forze dell’ordine nella casa degli Hewitt, dopo i numerosi massacri avvenuti, gli stessi agenti venivano uccisi, nel filmato, direttamente da Leatherface.

Il filmato fu una grande intuizione, ma sicuramente in tanti sanno che il film Non aprite quella porta, ha un fondo reale di verità, la storia infatti, secondo le maggiori fonti autorevoli, prende spunto in particolar modo dalle gesta di Ed Gein.

Ed Gein soprannominato il macellaio di Plainfield, secondo gli archivi storici infatti, i delitti dell’uomo furono tremendi e le sue gesta fecero rabbrividire non solo la cittadina, ma l’intera nazione e oltre, le numerose scoperte delle forze dell’ordine furono raccapriccianti.

Oltre a scoprire i macabri rituali di Ed Gein, la riesumazione di corpi, la “mania” di tagliare dalla pelle le parti intime e praticamente indossarle e vagare durante la notte, le autorità scoprirono una “collezione” davvero particolare in casa.

Da un cuore umano nascosto in una stufa, alla pelle umana utilizzata come tappezzerie per varie sedie e lampade, ciotole costituite da calotte craniche, due teste conservate interamente, mentre altre dieci teste erano appese in camera da letto come decorazione, tantissimi altri resti umani erano stati utilizzati per “decorare” la sua abitazione.

Ed Gein aveva infatti utilizzato diverse ossa come suppellettili per la casa, una lampada formata da una colonna vertebrale, dei femori per gambe di tavolo, labbra umana come decorazione delle finestre, inoltre lo stesso maniaco, confessò di voler cambiare sesso e per questo indossava le parti intime femminili e soprattutto era solito fingere di essere sua madre, morta nel 1945.

Secondo alcune leggende metropolitane, delle quali la polizia locale ancora non vuole parlare, la morte di Ed Gein fu ufficializzata nel 1984, ma fino a qualche anno dopo molte persone, anche chi non aveva idea delle gesta del folle, continuavano ad avvistare una persona che passeggiava verso la sua casa, o la stessa persona che bussava ai vetri delle auto nel momento in cui erano ferme.

Secondo la ricostruzione ufficiale Ed Gein morì in seguito ad un cancro, la sua tomba non ha mai trovato pace fino addirittura agli anni 2000, così come la sua abitazione che fu bruciata, pare in modo doloso, e addirittura l’auto del maniaco, fu acquistata ed utilizzata come “attrazione turistica”.

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