Obesità, il farmaco lorcaserina non provoca problemi cardiovascolari

VEB

L’obesità è una condizione caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo, condizione che determina gravi danni alla salute.

E’ causata nella maggior parte dei casi da stili di vita scorretti: da una parte un’alimentazione scorretta ipercalorica e dall’altra un ridotto dispendio energetico a causa di inattività fisica.

Sovrappeso e obesità favoriscono la comparsa di molte malattie come il diabete, l’ipertensione, l’arteriosclerosi, l’insufficienza respiratoria, la calcolosi e anche alcuni tipi di tumore. E’ inoltre dimostrata l’importanza della distribuzione del tessuto adiposo: l’eccesso di grasso viscerale (rilevabile dalla misurazione della circonferenza vita) favorisce infatti le malattie cardiovascolari.

Si stima che il 44% dei casi di diabete tipo 2, il 23% dei casi di cardiopatia ischemica e fino al 41% di alcuni tumori sono attribuibili all’obesità/sovrappeso.

Secondo dati dell’OMS, la prevalenza dell’obesità a livello globale è raddoppiata dal 1980 ad oggi;  in Italia, il sistema di monitoraggio ‘OKkio alla Salute’ del Centro nazionale di prevenzione e controllo delle malattie (Ccm) del Ministero della Salute (raccolta dati antropometrici e sugli stili di vita, dei bambini delle terza classe primaria 8-9 anni di età ) ha riportato che il 22,9% dei bambini in questa fascia di età è in sovrappeso e l’11,1% in condizioni di obesità.

Naturalmente l’obesità va combattuta e si può vincerla con efficacia cambiando  il proprio regime alimentare e il proprio stile di vita, ma nei casi di obesità patologica un aiuto può venire anche dai farmaci.

Uno dei farmaci messi in commercio negli Stati Uniti per aiutare le persone obese e in sovrappeso a dimagrire è la lorcaserina, che già nel 2012 dimostrava di essere in grado di far perdere in un anno il 5% del peso iniziale del paziente.

Se sulla sua efficacia non c’erano più dubbi, a lungo si è discusso sulla sua sicurezza per la salute, almeno finora: è infatti arrivato uno studio a chiarire che per fortuna non predispone a problemi cardiaci.

Nello specifico, a dimostrarlo ci ha pensato lo studio clinico Camellia-Timi 61: i dati raccolti dai ricercatori sembrano infatti dimostrare che il farmaco – a differenza di altri della categoria – non aumenta il rischio di eventi cardiovascolari, anche se nemmeno lo diminuisce.

La sperimentazione Camellia-Timi 61ha coinvolto 12mila pazienti adulti obesi e in sovrappeso con fattori di rischio (per esempio ipertensione e colesterolo elevato) o malattie cardiovascolari conclamate.

I pazienti sono stati divisi in modo random in due gruppi: uno avrebbe assunto lorcaserina, l’altro pillole di placebo. Ai partecipanti, inoltre, erano state date istruzioni per migliorare il proprio stile di vita, grazie alla dieta e all’esercizio.

A un anno di distanza dall’inizio della terapia, il 39% dei pazienti che stavano assumendo lorcaserina aveva perso almeno il 5%del proprio peso iniziale, contro il 17% dei soggetti del gruppo placebo, a conferma del fatto che il farmaco sia davvero efficace per dimagrire.

Per quanto riguarda gli episodi cardiovascolari subiti dai pazienti osservati, tra i due gruppi non c’è stata una significativa differenza di frequenza: 6,1% nel gruppo di pazienti trattati con lorcaserina e 6,2% nel gruppo placebo. I ricercatori, dunque, hanno potuto affermare solo la non inferiorità del farmaco rispetto al placebo.

Dalle analisi condotte durante lo studio è però emerso un altro dato degno di nota, che dovrà essere approfondito da indagini future: nel gruppo trattato con lorcaserina un minor numero di pazienti ha sviluppato diabete (8,5% contro il 10,3% del gruppo placebo).

Ricordiamo che, se come abbiamo visto nel giugno 2012 la lorcaserina è stata approvata dalla Food and drug administration (Fda) statunitense, che ne ha autorizzato il commercio e l’utilizzo sotto controllo medico, l’Ema invece non ha dato il consenso alla commercializzazione in Europa, poiché, malgrado l’efficacia, sussistono dubbi sulla sicurezza della lorcaserina per il potenziale aumento del rischio di tumori e di insorgenza di disturbi psichiatrici.

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