Oms, ICD scompare la transessualità ed entra la dipendenza dal gioco

VEB

L’International Classification of Diseases è la classificazione internazionale delle malattie e dei problemi correlati, stilata dall’Organizzazione mondiale della sanità.

L’ICD è la base per identificare le tendenze e le statistiche sanitarie in tutto il mondo e contiene circa 55.000 codici univoci per lesioni, malattie e cause di morte. Fornisce un linguaggio comune che consente agli operatori sanitari di condividere informazioni sanitarie in tutto il mondo.

L’ICD è utilizzato anche dagli assicuratori malattia i cui rimborsi dipendono dalla codifica ICD, gestori del programma sanitario nazionale, specialisti della raccolta dati e altri che monitorano i progressi nella salute globale e determinano l’allocazione delle risorse sanitarie.

L’ICD-11 è in vigore da oltre un decennio, ma nelle ultime ore è stata rilasciata una nuova versione aggiornata che offre  miglioramenti significativi rispetto alle versioni precedenti.

Tra i vari cambiamenti, uno rappresenta un traguardo storico, anche sul piano culturale: la transessualità non è più considerata malattia mentale.

L’incongruenza di genere è stata rimossa dalla categoria dei disordini mentali dell’International Classification of Diseases per essere inserita in un nuovo capitolo delle ‘condizioni di salute sessuale'”, spiega l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sottolineando che “è ormai chiaro che non si tratti di una malattia mentale e classificarla come tale può causare una enorme stigmatizzazione per le persone transgender”.

La decisione di lasciarla in un capitolo dell’International Classification of Diseases (ICD), spiega ancora l’Oms, nasce dall’esistenza di un notevole bisogno di importanti cure sanitarie che può essere soddisfatto se la transessualità rimane all’interno dell’Icd stesso.

Questa decisione potrebbe quindi “portare a una migliore accettazione sociale da parte degli individui” e, a cascata, “migliorare l’accesso alle cure, perché si riduce la disapprovazione sociale”.

Ma non è l’unica novità rilevante, dato che non ci sono state solamente eliminazioni ma anche introduzioni: l’OMS infatti prosegue per la sua strada e fa fare alla dipendenza da videogiochi un ulteriore “salto di qualità” rispetto a quanto considerato finora dai canali della medicina ufficiale, inserendola ufficialmente tra le patologie mentali dell’ICD.

Secondo il nuovo elenco,  la dipendenza da gioco digitale consiste in “una serie di comportamenti persistenti o ricorrenti che prendono il sopravvento sugli altri interessi della vita”.

Tra le altre caratteristiche della patologia, ha spiegato Vladimir Poznyak, del dipartimento per la salute mentale dell’Oms durante una conferenza stampa, c’è “il fatto che anche quando si manifestano le conseguenze negative dei comportamenti non si riesce a controllarli” e “il fatto che portano a problemi nella vita personale, familiare e sociale, con impatti anche fisici, dai disturbi del sonno ai problemi alimentari”.

Per diagnosticare il Gaming disorder sono necessarie tre distinte condizioni: la totale perdita di controllo sul videogiocare, non curandosi più del tempo e della frequenza con cui ci si dedica all’attività; la priorità data ai videogiochi rispetto ad altri interessi e attività della vita quotidiana e il perdurare di questa condotta anche in presenza di conseguenze nefaste. Sono tutte condizioni riscontrabili in altre dipendenze, come quelle da droga o da gioco d’azzardo.

Ricordiamo, infine, per quanto riguarda questa versione presentata dell’ICD, che si tratta in realtà di una bozza, dato che il documento definitivo sarà presentato in seno all’Assemblea mondiale della sanità che si terrà a maggio 2019 ed entrerà in vigore a gennaio 2022.

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