il pane viola ottimo per la salute e per i livelli di zucchero

VEB

Il “vecchio” pane bianco è velocemente digeribile e può causare picchi ed abbassare velocemente i livelli di zucchero nel sangue. Così il professor Zhou Weibiao, scienziato alimentare presso l’Università Nazionale di Singapore, ha recentemente inventato l’alternativa di chi è amante dei carboidrati, che possa essere digerito per il 20% più lentamente del pane bianco. L’ingrediente speciale di questo particolare superfood? Antocianina, un pigmento naturale che si trova nelle prugne e nelle melanzane che è pieno di antiossidanti e si dice che prevenga malattie cardiache e cerebrali, dunque ora c’è una nuova opzione più salutare anche per diabetici: il pane viola.

Qualche mese fa, sulle nostre tavole, ha impazzato il pane nero,  prodotto unendo al tradizionale impasto per il pane a base di farina e lievito del carbone vegetale, solitamente utilizzato invece come integratore naturale utile a sgonfiare la pancia e favorire la digestione.

La moda del pane nero era nata dal fatto che per molte persone il pane risulta poco digeribile, ma in poco tempo aveva riscosso un successo incredibile, tanto da attribuirgli anche qualità che, nella realtà, effettivamente non ha.

Il carbone vegetale ha infatti proprietà benefiche, è vero, ma va assunto con cautela perché assorbe anche nutrienti e sostanze nutritive.

Per fortuna non c’è stato bisogno di approfondire la questione, dato che la legge ha messo un freno a tutti. Il carbone vegetale viene infatti classificato come additivo colorante e, in quanto tale, è vietato il suo impiego in determinati alimenti che per legge non possono contenere coloranti, tra questi appunto il pane.

Sulle nostre tavole potrebbe però arrivare presto un altro pane “colorato”, ma stavolta saremmo certi dei suoi benefici, visto anche chi ne ha messo a punto la ricetta.

Stavolta parliamo di un pane viola, il Well Bred, un “super alimento” frutto di una ricerca italiana.

Questo pane, realizzato dal gruppo di Tecnologie alimentari dell’Università di Pisa, è ricco di proprietà benefiche e adatto a persone che soffrono di ipertensione e intolleranza al glutine.

Il progetto porta la firma di Anna Valentina Luparelli e Isabella Taglieri, coordinate dalla professoressa Angela Zinnai e affiancate dai colleghi di Biochimica Agraria, Mike Frank Quartacci e Cristina Sgherri.

Well-Bred rappresenta un prodotto in grado di sintetizzare una serie di aspetti positivi per un alimento, quali l’elevato valore nutraceutico, le migliorate caratteristiche tecnologiche e sensoriali, nonché la maggiore sostenibilità ambientale – spiegano le ricercatrici. – Il prodotto può rappresentare un modello per l’intero comparto dei prodotti da forno, che prevedrebbe la rivisitazione delle ricette sia di merende o snack, per uno spuntino nutrizionalmente bilanciato, sia di quei dolci che fanno parte a pieno titolo della grande tradizione dolciaria italiana (panettone, pandoro, colomba, schiacciata pasquale). Abbiamo scelto il nome “Well-Bred” (cresciuto bene), giocando sull’assonanza con il termine bread (pane), per valorizzare allo stesso tempo le sue caratteristiche altamente salutari”.

I tre ingredienti che rendono speciale il Well Braed sono lievito madre, patate viola e pectine.

Il lievito madre, come sanno anche le nostre nonne, è un impasto fermentato, nel quale si sviluppano batteri e fermenti lattici, che favorisce la produzione di anidride carbonica, un lievito antico quanto il pane, che aggiunge composti probiotici e sali minerali e riesce quindi sia a ridurre la quantità di sale del prodotto sia a proteggerlo dalle muffe.

Per ridurre la quantità di farina vengono inoltre aggiunte patate viola liofilizzate, che conferiscono al prodotto oltre che un bel colore viola anche le proprie sostanze antiossidanti, ed infine vengono aggiunte le pectine, sostanze che provengono dalla buccia della frutta, capaci di trattenere l’acqua e quindi conferire al pane una particolare morbidezza.

L’insieme di queste considerazioni rendono ‘Well-Bred’ un prodotto nuovo, in grado di soddisfare le esigenze di un segmento di consumatori in continua crescita, non solo in Italia, ma anche all’estero, soprattutto in quei Paesi che sono i principali importatori dei prodotti della filiera agro-alimentare italiana, come gli Stati Uniti o la Germania – concludono le ricercatrici – Inoltre, questo tipo di prodotto, che ancora è in fase di studio, potrebbe rappresentare una risorsa economica per tutti gli operatori della filiera, in particolare per i produttori primari, perché potrebbe diventare uno strumento di valorizzazione del territorio di produzione, analogamente a quanto accade spesso nel settore vitivinicolo. Un’adeguata retribuzione dei produttori di varietà di grano tradizionali (grani antichi) costituirebbe un valido aiuto per arginare la continua perdita crescente di superficie agricola utilizzabile“.

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