Pertosse, in pochi giorni morte due neonate in Lombardia

VEB

Ancora una volta, anche se indirettamente, ci ritroviamo a parlare di vaccini: se sono in tantissimi i genitori che rivendicano la propria libertà di scelta e si oppongono quindi agli obblighi imposti dalla legge, è anche vero che il vaccino è l’unico rimedio sicuro per diversi virus che possono rivelarsi mortali.

Le malattie tipiche dell’infanzia sono infatti innocue per la maggior parte dei bambini, che riescono a guarire senza conseguenze in qualche settimana, ma questo non vale per tutti: ancora oggi, infatti, si muore. Si muore di morbillo, di varicella, e persino di pertosse, un virus di cui si parla poco ma che può essere letale in organismi già debilitati o con sistemi immunitari non ancora efficienti.

Proprio in queste ore, la pertosse è risultata fatale per ben due bimbe nate nelle scorse settimane nella Bergamasca. Una fatalità: probabilmente le due giovani madri erano entrambe malate, senza saperlo e hanno trasmesso la patologia alle figlie.

Non è un’emergenza né un’epidemia, tiene a precisare l’ospedale: le piccole provenivano da aree diverse della provincia, lontane tra loro decine di chilometri, e si sono ammalate a distanza di oltre un mese l’una dall’altra.

La prima è stata portata dai genitori all’ospedale di Seriate, e poi trasferita ad Alzano Lombardo dove i medici hanno cominciato le cure antibiotiche. Le condizioni non sono purtroppo migliorate: il 17 di giugno la bimba è stata accompagnata al Papa Giovanni XXIII, dove è deceduta il 23 dello stesso mese.

La seconda, di un mese e tre giorni, è arrivata a Bergamo dopo un primo ricovero a Treviglio: anche in questo caso i dottori l’hanno sottoposta a tutte le terapie possibili, ma senza successo, purtroppo. La piccola è morta il 30 luglio.

In questo caso i vaccini non sono direttamente imputabili, dato che le bambini erano troppo piccole per essere vaccinate, ma in generale si consiglia alle madri in attesa di sottoporsi al vaccino, per poi trasmettere gli anticorpi al figlio.

Roberto Burioni, medico, accademico e divulgatore scientifico italiano, diventato famoso al grande pubblico proprio per i suoi interventi sui social media contro la disinformazione in materia di vaccini, ha voluto per l’ennesima volta sottolineare l’’importanza di vaccinarsi, soprattutto quando si tratta di vaccini che hanno una durata limitata nel tempo.

«Fino agli anni ’90 contro la pertosse abbiamo usato un vaccino estremamente efficace che era però gravato di alcuni effetti collaterali rari, ma non trascurabili – spiega l’esperto –. Dopo quel momento siamo passati ad un vaccino detto “acellulare” che è sicurissimo, ma meno potente. Il vaccino acellulare (attualmente contenuto nell’esavalente) è efficace in quasi il 90% dei vaccinati, ma l’immunità tende a svanire con il tempo; quando questo accade si è comunque protetti dalla malattia in forma grave, ma si può ospitare il microrganismo nella propria gola ed essere una fonte di infezione per gli altri».

«A causa di questa minore efficacia del nuovo vaccino, e pure a causa delle mancate vaccinazioni, i casi di pertosse stanno aumentando – riporta Burioni nel post –. Il guaio è notevole in quanto la pertosse è pericolosissima per i bambini molto piccoli; inoltre, siccome l’immunità contro questa infezione è sempre molto debole, le madri non riescono a trasmettere ai loro figli una quantità adeguata di anticorpi durante la gravidanza: alla nascita i neonati saranno quindi estremamente vulnerabili. Possiamo però proteggerli ugualmente: prima di tutto dobbiamo vaccinare la madre in gravidanza, affinché abbia anticorpi da trasmettere; poi dobbiamo vaccinare i bambini tempestivamente e senza ritardi, in modo che quanto prima possano difendersi da soli da questa minaccia».

Fondamentale riuscire a raggiungere l’immunità di gregge richiesta anche dall’Oms, ma «naturalmente questa zona di sicurezza è vanificata se il bimbo frequenta un asilo nido dove gli altri bimbi non sono vaccinati – conclude Burioni –. Per questo è molto importante che tutti vengano vaccinati, in modo da non consentire la circolazione di questo pericoloso batterio».

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