Nelle scorse ore abbiamo avuto modo di parlare di farmacie, e della brutta sorpresa con cui i consumatori devono fare i conti già da questi giorni: le tariffe per l’acquisto dei medicinali nelle ore notturne sono raddoppiate da 3,87 euro a 7,50 euro. Per farmacie rurali con comuni che contano meno di 3mila abitanti la tariffa è di 10 euro.
La novità rientra nel decreto ministeriale del 22 settembre, pubblicato in Gazzetta ufficiale (Aggiornamento della tariffa nazionale per la vendita al pubblico dei medicinali) e in vigore dal 9 novembre. Come rileva Federfarma, il sistema di tariffe non era stato adeguato da più di venti anni.
Ed anche oggi torniamo a parlare di sanità, ma stavolta di quella pubblica, sovente ugualmente onerosa, ma non sempre efficiente.
Secondo quanto emerge dal XX Rapporto PIT Salute di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, dal titolo “Sanità pubblica: prima scelta, ma a caro prezzo”, presentato a Roma e realizzato con il sostegno non condizionato di Ipasvi, Fnomceo e Fofi, i cittadini vogliono curarsi nel servizio sanitario pubblico, perché si fidano di questo e non possono sostenere i costi di una assistenza privata, ma devono fare i conti con liste di attesa lunghe, costo elevato dei ticket e dei farmaci e con un’assistenza territoriale che, più del passato, registra carenze e disservizi.
Poco meno di un terzo lamenta difficoltà, ritardi, eccesso di burocrazia e costi: i principali problemi si confermano le liste d’attesa, per il 54,1%, e i ticket, con segnalazioni in aumento di ben sette punti percentuali in un anno: dal 30,5% del 2015 al 37,5% del 2016.
Sanità pubblica, gli italiani sono insoddisfatti
Sulle tasche degli italiani pesano i costi elevati del ticket. Il 37,4% denuncia la spesa salata e gli aumenti della compartecipazione per la diagnostica e la specialistica, mentre il 31% esprime disagio per mancata esenzione (in aumento rispetto al 24,5% del 2015). Ma per i cittadini anche i costi per farmaci e l’intramoenia, Rsa e protesi ed ausili sono costosi, troppo.
Rispetto ai farmaci, la questione dei costi non è l’unica presente nelle segnalazioni dei cittadini. Il report evidenzia anche altre difficoltà, a cominciare dall’accesso ai farmaci innovativi per la cura dell’epatite C: i cittadini lamentano carenza di informazioni e di centri prescrittori sul territorio, lunghe attese e criteri troppo restrittivi stabiliti dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per l’accesso alle terapie.
In lieve diminuzione le segnalazioni su casi di presunta malpractice e sicurezza delle strutture sanitarie: nel 2016 arrivano al 13,3% rispetto al 14,6% del 2015. La voce più rappresentata (47,9%) è quella dei presunti errori diagnostici e terapeutici. Cresce invece il dato sulle condizioni di sicurezza delle strutture (dal 25,7% al 30,4%) che riguardano soprattutto le disattenzioni del personale (13,6%), i casi di sangue infetto (5,4%) e le infezioni ospedaliere (5,4%).
“I cittadini non ce la fanno più ad aspettare e a mettere mano al portafoglio per curarsi; anche le vie dell’intramoenia e del privato sono diventate insostenibili. Serve più Servizio sanitario pubblico, più accessibile, efficiente e tempestivo“, commenta Tonino Aceti, coordinatore nazionale Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, sottolineando che “dalla legge di bilancio arrivano pochi e deboli segnali“, mentre è “necessario per dare risposte alle profonde disuguaglianze in sanità che ci vengono segnalate”.