Stevie Wonder si inginocchia contro Trump e la sua politica

VEB

È uno degli uomini più potenti al mondo, Donald Trump, eppure è forse anche il più odiato: da quando è riuscito a soffiare la poltrona presidenziale a Ilary Clinton, centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza per chiedere la sua “testa”, e soprattutto ad Hollywood non c’è un solo personaggio del mondo dello spettacolo che non abbia condannato fermamente le sue idee e le sue azioni.

L’ultimo, in ordine di tempo, è Stevie Wonder, che nel corso di una esibizione al New York music festival ha voluto esprimere solidarietà ai giocatori della Nfl attaccati dal presidente inginocchiandosi sul palco accanto al figlio Kwame Morris.

“Questa sera mi metto in ginocchio per l’America: non solo su un ginocchio, ma su tutte e due”, ha spiegato al pubblico. “Mi inginocchio in preghiera per il nostro pianeta, per il futuro, per i leader del mondo. Amen…”, ha aggiunto.

Il suo gesto, in generale, è stato contro la politica del presidente Usa, che vuole tagliare gli aiuti internazionali americani e a imitazione quello reso famoso da giocatore di football NFL Colin Kaepernick, che ad agosto 2016 si è inginocchiato durante l’inno americano per protestare contro le uccisioni di neri da parte di poliziotti.

Trump infatti aveva definito “figli di buona donna” e invitato a licenziare le star dell’Nba che protestano durante l’inno nazionale.

Wonder ha inoltre espresso preoccupazione per gli scambi d’insulti tra Trump e il numero uno nordcoreano Kim Jong Un.

Ma la protesta dilaga nonostante le minacce di Trump.

A Wembley, dove domenica si è giocata la sfida tra Jacksonville Jaguars e Baltimore Ravens, durante l’inno americano molti giocatori si sono inginocchiati e sono rimasti in silenzio per protesta contro il presidente Usa. Anche i pochi giocatori che non si sono inginocchiati, al pari di dirigenti, tecnici e del patron dei Jaguars, Shad Khan, hanno messo le mani sulle spalle dei loro giocatori in segno di solidarietà.

Un altro effetto boomerang dell’offensiva di Trump si è visto sabato sera, quando è andata in scena la prima protesta anche nella Major League di baseball: Bruce Maxwell degli Oakland Athletics si è inginocchiato durante l’inno prima della partita contro i Texas Rangers, mentre il compagno Mark Canha gli ha messo una mano sulla spalla. «Non lo faccio per mancare di rispetto alla Costituzione e al Paese», ha spiegato, «ma per dare voce alle persone che non ne hanno». La squadre di Oakland in una nota si è detta «orgogliosa di essere inclusiva» e di «rispettare il diritto costituzionale alla libertà di espressione di tutti i giocatori».

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