Tg 1 offende il paese di Orune con un servizio considerato razzista

VEB

Il programma “Parliamone Sabato” di Paola Perego, solo poche settimane fa, è stato chiuso improvvisamente, e tra un mare di polemiche, per aver trattato, molto superficialmente, la “questione” delle donne dell’est, definendole perfette mogli perché sempre in forma, perfette casalinghe e “ubbidienti” al coniuge.

Ma a quanto pare la Rai, che tanto si è indignata per quell’episodio e ha fatto pagare la cosa solo alla padrona di casa, che si è vista licenziata in tronco, non ha imparato la lezione, ed anzi al tg 1 è stato mandato in onda un servizio che quanto a superficialità non va troppo lontano da quelo condannato settimane fa.

“Fiori e fori, quelli dei proiettili. Orune saluta il Giro d’Italia, che attraversa la Barbagia, cuore di Sardegna. Qui dove due anni fa un diciottenne è stato ucciso a fucilate in strada e il suo amico fatto sparire”: sono bastate queste parole per denigrare un’intera comunità entusiasta di aver ospitato il passaggio dell’importante evento ciclistico dopo anni di nuovo nell’Isola.

Per l’autore del servizio il paese è sicuramente più noto per le cronache che per i suoi ottimi e sani prodotti agroalimentari e i paesaggi selvaggi ancora intonsi. Così le immagini si soffermano su un gradino che proprio due anni fa si coprì di rosso sangue.

Il cronista, non ancora soddisfatto dopo l’affondo iniziale con tanto di citazioni sul codice barbaricino, ha proseguito il tour giungendo a Orgosolo, dove ha ribattezzato i murales come “specchio degli umori sardi” e stuzzicato il bibliotecario locale con una domanda sui “Sardi, reputati chiusi”.

Naturalmente, e giustamente, è partita la polemica sui luoghi comuni e sui facili accostamenti della cittadina sarda ai sequestri e alla criminalità organizzata.

«Non è accettabile che il TG1 possa danneggiare l’immagine della Sardegna e, soprattutto, infangare le zone dell’interno – ha detto il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale Pietro Pittalis -. L’evento ciclistico è stato un veicolo straordinario dal punto di vista turistico, ma non è assolutamente concepibile che le aree del nuorese, partendo da Orune e Orgosolo, siano accomunate a terre di violenza e sequestri».

“L’intero paese è rimasto costernato dinanzi alla vicenda. – spiega Michele Deserra, sindaco di Orune – E’ inutile negarlo, ormai ogni volta che si parla di noi si mette il dito nella piaga dolente rifacendosi a visioni stereotipate assurde. E’ ora di finirla non ne possiamo più di questi comportamenti. Appare logico domandarsi perché non si parli mai di Orune associandolo alla miriade di positività che lo rendono unico in campo artistico, culturale e ambientale. Sicuramente queste tematiche non fanno audience in un giornalismo becero che gioca a sminuire il prossimo. Mentre il signor Zucchini si trovava a bordo strada preparando il servizio, ho notato che era intento a far riprendere il nostro cartello forato dai pallettoni e con i fiori sbiaditi dal tempo, come se lo scopo principale fosse quello di dare un’immagine sbagliata dei concittadini. Gli ho consigliato di cogliere l’essenza principale raccontando soprattutto le cose belle del territorio, come su Tempiesu sito archeologico di pregio e tante altre ancora. La risposta è stata quella che si stava realizzando una copertina e non sarebbe stato possibile dare risalto a ciò”.

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