Trapianto di cuore, non ce l’ha fatta la piccola Adalyn

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Dinanzi a determinate patologie, il trapianto è l’unico modo per permettere la sopravvivenza di persone che sono in grave pericolo di vita per l’insufficienza di un particolare organo, mentre il resto dell’organismo è in buone condizioni.

Queste condizioni si presentano più frequentemente per l’insufficienza renale e per l’insufficienza del fegato: il trapianto, rispettivamente, di un rene o di una parte di fegato prelevati da cadaveri a cuore battente o espiantati da donatori viventi assicura la sopravvivenza con una accettabile qualità di vita.

Un’altra grave condizione patologica è la leucemia: nell’ambito dei trattamenti che portano alla guarigione definitiva ha un ruolo importante il trapianto di midollo osseo o di cellule staminali del malato stesso, di famigliari o provenienti dal cordone ombelicale di neonati.

Particolarmente delicato è anche il trapianto di cuore: l’indicazione clinica è rappresentata da cardiopatia in fase terminale per la quale non vi sia spazio né per la terapia medica, né per la terapia chirurgica tradizionale, e per la quale l’aspettativa di vita sia inferiore a 6-12 mesi, in un paziente con età anagrafica e fisiologica inferiore a 60 anni non gravato da altre malattie sistemiche.

I primi trapianti cardiaci in età pediatrica si sono realizzati nel mondo a partire dal 1985 e sono divenuti negli anni ’90 una realtà clinica in continuo progresso. Il massimo impulso a tale attività è venuto da Leonard Bailey che, presso l’Università di Loma Linda in California, ha realizzato la gran parte del lavoro pioneristico in questo campo.

Trapianto di cuore, non ce l’ha fatta la piccola Adalyn

Trapianto di cuore, non ce l’ha fatta la piccola Adalyn

Il primo trapianto cardiaco pediatrico riportato dall’International Society for Heart and Lung Transplantation (ISHLT) risale al 1982. Da allora sono stati realizzati più di 8500 trapianti in pazienti di età inferiore ai 18 anni, con una frequenza, negli ultimi anni, di circa 450 casi/anno.

Purtroppo, nonostante i trapianti in aumento, proprio mentre attendeva un cuore nuovo, è morta tra le braccia di mamma e papà, a causa di una complicazione, la piccola Adalyn, due anni, di Nashville.

I genitori, Kristi e Justin, hanno permesso ad una fotografa di ritrarre con uno scatto la figlia morente tra le loro braccia per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema delle anomalie cardiache e l’immagine ha commosso la rete e il mondo.

La fotografa dell’immagine è Suha Dabit, madre di una bimba che ha a sua volta subito un trapianto di cuore. La fotografia è stata condivisa dalla stessa Dabit sulla sua pagina Facebook “World of Broken Hearts” (Il mondo dei cuori spezzati), in cui raccoglie storie di bambini con vicende e situazioni simili a quelle passate dalla figlia e dalla stessa Adalynn.

“Non ci sono parole per descrivere il dolore e l’amore a cui ho assistito”, ha raccontato. “Vorrei che nessuna famiglia dovesse passare questo strazio, ma succede ogni giorno. Sebbene sapessi che sarebbe stato estremamente duro scattare quelle foto sapevo che queste sarebbero stati i suoi ultimi ricordi. So che loro odieranno e ameranno queste immagini per sempre”, le sue parole.

La piccola Adalyn aspettava di avere un cuoricino nuovo, a causa di un difetto cardiaco congenito (Chd) con cui era nata. Quel piccolo cuore, però, non è riuscita a vederlo. Il 18 dicembre, appena dieci giorni dopo il suo ricovero, le avevano installato un dispositivo di assistenza ventricolare, il Rvad(Righ Ventricular Assist Device Implantation). Eppure, nonostante gli interventi dei medici, la piccola si è spenta il 4 febbraio, per una complicazione inaspettata: un coagulo di sangue avrebbe raggiunto il cervello e ciò l’avrebbe lasciata per una ventina di minuti priva di ossigeno, causandole danni cerebrali che la rendevano non più idonea all’operazione.

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