Zecche, nel triveneto aumentano i contagi di Tbe e malattia di Lyme

VEB

Le zecche sono artropodi, appartenenti all’ordine degli Ixodidi compreso nella classe degli Aracnidi, la stessa di ragni, acari e scorpioni. Se generalmente se ne parla facendo riferimento al mondo animale, questi insetti possono attaccarsi e mordere anche gli uomini, con danni variabili.

Anche se venire punti non significa essere necessariamente infettati, la maggiore preoccupazione correlata alla diffusione delle zecche riguarda gli agenti patogeni che possono trasmettere tramite il loro morso.

In Italia, ad esempio,  le zecche sono responsabili della trasmissione della Borrelia Burgdorferi (causa della malattia di Lyme) e del virus della meningoencefalite da zecca (Tbe).

Se già generalmente il Triveneto – Friuli Venezia Giulia, Alto Adige e Veneto – è da sempre una delle ragioni di Italia a rischio zecca, complice le condizioni climatiche favorevoli, un clima caldo umido eccessivo, quest’anno si sta allargando il raggio di azione e l’attività della zecca Ixodes ricinus, la specie “zecca dura”, quella nociva per l’uomo.

Essa è infatti in grado di trasmettere la Tbe, inoculando il virus succhiato dal sangue di animali selvatici montani o boschivi già infetti, attraverso il suo morso di norma indolore, tanto che la percezione di avere contratto la malattia potrebbe arrivare solo molto più tardi.

La Tbe, Tick-Borne Encephalitis, è un’infezione virale che colpisce il sistema nervoso con danni anche irreversibili.

L’allerta zecca è molti sentita nell’area del bellunese ed è giustificata dai dati attuali ma anche dalle registrazioni di Tbe nell’ultimo decennio: 132 episodi totali notificati, come è d’obbligo per legge. Numeri che fanno di Belluno la città che, da sola, contribuisce al 40% di casi di malattia registrati in Italia: un primato da maglia nera, secondo l’Istituto Superiore di Sanità.

Anche a Vicenza e provincia, da inizio stagione, si sono osservati al pronto soccorso 115 casi di “morsi” di zecche e nella provincia di Treviso tre casi di altre malattie dipendenti da questo parassita.

La Regione Veneto è quindi corsa subito ai ripari: il consiglio regionale ha dato l’ok per rendere gratuita la profilassi. In attesa che il provvedimento diventi esecutivo, si può fissare un appuntamento al Servizio di Igiene e Sanità Pubblica per vaccinarsi.

Si tratta dell’unico antidoto possibile perché, se per la borreliosi si può intervenire con un trattamento farmacologico essendo una patologia batterica, per la Tbe non esiste una terapia specifica e l’unica strategia per contrastarla è il vaccino.

E neppure in Svizzera la situazione è migliore, anzi.

L’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ha rilevato un netto aumento dei casi di encefalite provocati da punture di zecche. Dall’inizio del 2018 già 150 persone sono state infettate dal temibile virus della meningoencefalite primaverile-estiva (FSME), ossia ben 41 in più rispetto a un anno prima.

Dal 2000 in poi nello stesso periodo si sono registrati tra i 46 e i 106 casi. In base alle cifre pubblicate oggi dall’ UFSP, quest’anno erano 73 solamente nel mese di giugno.

La stagione di attività delle zecche deve quindi, per quest’anno, essere iniziata presto poiché in maggio sono state accertate 65 infezioni virali, a fronte delle 40 di un anno prima.

Parallelamente, quest’anno c’è stata una crescita anche dei casi di borreliosi (o malattia di Lyme) dovuta a batteri trasmessi dalla zecche, che di solito riguarda dalle 6000 alle 12’000 persone all’anno. Sino a fine giugno sono state registrate 21’300 visite mediche per punture di zecche, che hanno provocato circa 6900 casi di borreliosi.

 

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