In molte aziende, l’autorità si confonde con l’arroganza. La sindrome di Dio sul lavoro è un comportamento tossico che mina la crescita, la fiducia e il benessere dei team. Riconoscerla è il primo passo per tutelare sé stessi e promuovere una cultura sana.

Che cos’è la sindrome di Dio sul lavoro
La sindrome di Dio non è un disturbo clinico, ma un comportamento manageriale ben riconoscibile. Si manifesta in leader che si credono infallibili, superiori e sempre nel giusto. Queste figure evitano il confronto, rifiutano i feedback e centralizzano ogni decisione aziendale, come se la propria opinione fosse legge.
Le radici del fenomeno risalgono al “complesso di Dio”, termine coniato dallo psicoanalista Ernest Jones. Nel contesto lavorativo moderno, si traduce in autoritarismo mascherato da leadership.
- Lavoreremo di più con l’IA? Cosa dicono gli esperti
- Laureati e Intelligenza Artificiale: Come Restare Competitivi
- Context Switching: perché il tuo cervello è sempre scarico
Il successo iniziale spesso innesca questa sindrome. Leader brillanti, osannati per risultati ottenuti, iniziano a confondere fiducia con infallibilità. L’umiltà lascia spazio all’ego, mentre l’ascolto viene sostituito dal comando unilaterale. Invece di guidare, impongono. Invece di ispirare, opprimono.
I comportamenti tipici del leader con sindrome di Dio
Questi leader agiscono secondo schemi prevedibili ma dannosi:
- Ignorano consigli e feedback, convinti di avere già tutte le risposte.
- Si appropriano dei successi, ma scaricano la colpa sugli altri in caso di fallimento.
- Controllano ogni dettaglio, convinti che nessuno sia all’altezza.
- Generano ambienti di paura, dove la trasparenza viene punita.
- Rifiutano l’evidenza dei propri errori, anche di fronte ai dati.
- Circondano sé stessi di “yes men”, riducendo il confronto a zero.
Questi atteggiamenti distruggono l’innovazione, alimentano il burnout e fanno fuggire i talenti. Le aziende governate dall’ego finiscono per soffocare la produttività e perdere valore nel tempo.

Come proteggersi da un capo con sindrome di Dio
Non sempre si può cambiare un capo, ma ci si può difendere:
- Comunicare con assertività, evitando il conflitto diretto.
- Usare fatti e dati, non opinioni personali.
- Documentare ogni decisione, per tutelarsi in caso di conflitti.
- Creare alleanze interne, per non restare isolati.
- Segnalare comportamenti tossici ai canali HR, se presenti.
E quando tutto fallisce, considerare un cambiamento. A volte la salute mentale vale più di qualsiasi stipendio.
Conclusione
Un buon leader non si crede un dio, si comporta da essere umano. Ascolta, impara e cresce con il team. Le organizzazioni sane si costruiscono con empatia, non con l’arroganza. Se riconosci questi segnali nel tuo ambiente, prendili sul serio. Proteggi te stesso e favorisci una cultura lavorativa basata sull’umiltà, non sul potere.
Per approfondire il tema, consulta queste fonti autorevoli:
Curiosa per natura e appassionata di tutto ciò che è nuovo, Angela Gemito naviga tra le ultime notizie, le tendenze tecnologiche e le curiosità più affascinanti per offrirtele su questo sito. Preparati a scoprire il mondo con occhi nuovi, un articolo alla volta!




