Un recente studio rivela che l’idrogeno solforato, noto per il suo odore di uova marce, può proteggere la memoria. In dosi controllate, questo gas potrebbe contribuire a rallentare o persino invertire alcuni effetti del morbo di Alzheimer.

Il potenziale dell’idrogeno solforato nella neuroprotezione
L’idrogeno solforato (H₂S) si è dimostrato efficace nel migliorare le funzioni cognitive in modelli animali affetti da Alzheimer. I ricercatori del Johns Hopkins Medical Center hanno osservato che i livelli di H₂S nel cervello diminuiscono con l’età, in modo ancora più evidente nei pazienti con demenza. Questo squilibrio potrebbe favorire l’avanzare della neurodegenerazione.
Per valutare gli effetti dell’H₂S, gli scienziati hanno utilizzato NaGYY, un composto che rilascia lentamente idrogeno solforato nell’organismo. Somministrato a topi con Alzheimer simulato, ha prodotto un miglioramento del 50% nelle capacità cognitive e motorie rispetto ai soggetti non trattati. I topi trattati erano più attivi e mostravano una memoria spaziale più efficace.
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Il meccanismo biologico: una nuova chiave contro l’Alzheimer
L’azione dell’idrogeno solforato si concentra su una proteina regolatrice chiamata glicogeno sintasi β (GSK3β). In condizioni normali, questa proteina svolge funzioni di segnalazione cellulare. Ma quando i livelli di H₂S sono bassi, GSK3β si lega in modo anomalo alla proteina tau, già nota per il suo coinvolgimento nella malattia di Alzheimer.
Questa interazione anomala porta alla formazione di grovigli proteici neurotossici, che danneggiano la comunicazione tra neuroni. Il risultato? Un progressivo declino cognitivo e motorio, tipico dei pazienti affetti da Alzheimer.

Correggendo i livelli di idrogeno solforato nel cervello, è possibile bloccare questa reazione a catena e proteggere le cellule nervose. Il composto NaGYY ha dimostrato che imitare la produzione naturale di H₂S può avere un effetto terapeutico reale.
Conclusione
La scoperta del potenziale terapeutico dell’idrogeno solforato apre nuove prospettive nella lotta contro l’Alzheimer. Anche se siamo ancora lontani da un’applicazione clinica, questi risultati rappresentano un passo decisivo. La ricerca continua e l’interesse cresce.
Per approfondire, consulta fonti autorevoli come:
- Alzheimer’s Association
- National Institute on Aging
- PNAS – Proceedings of the National Academy of Sciences
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