La vita è possibile in un universo bi-dimensionale

VEB

Per molto tempo, la comunità scientifica ha sostenuto che la vita fosse possibile esclusivamente in ambienti tridimensionali.

La vita possibile in un universo bi-dimensionale

Tuttavia, recenti studi contestano tale presupposto, indicando che teoricamente la vita potrebbe esistere anche in universi bidimensionali, secondo quanto riportato sulla rivista Physical Review Review. Si riteneva che universi con dimensioni superiori a tre fossero troppo instabili per sostenere forme di vita, a causa della complessità e caoticità dei movimenti orbitali che va oltre il problema dei tre corpi, presente già in tre dimensioni.

I ricercatori affermano che universi con più di tre dimensioni non permetterebbero la formazione di atomi e strutture stabili nel tempo, cruciali per la vita. Inoltre, è stato argomentato che un universo bidimensionale non potrebbe supportare la vita a causa della mancanza di gravità, elemento essenziale per creare le condizioni necessarie all’esistenza della vita.

Tuttavia, il fisico James Scargill dell’Università della California, Davis, ha avanzato l’ipotesi che i campi gravitazionali scalari potrebbero effettivamente formarsi in due dimensioni. Scargill ha anche esplorato le reti biologiche e i grafici planari, sostenendo che potrebbero avere caratteristiche cruciali per lo sviluppo di cervelli complessi, il che aprirebbe la possibilità a forme di vita complesse in dimensioni ridotte.

Inoltre, la vita in un universo bidimensionale potrebbe non assomigliare a quella che conosciamo; per esempio, un organismo di tale universo potrebbe essere privo di un sistema digestivo. Scargill propone un modello di universo bidimensionale basato su una “membrana”, dove un gravitone ipotetico senza massa non sarebbe localizzato, permettendo l’uso della gravità in quattro dimensioni.

I risultati di questo studio, pur essendo teorici, pongono interessanti questioni riguardo la possibile esistenza della vita in diverse condizioni spaziali dell’Universo.

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