Secondo una recente ricerca condotta da scienziati finlandesi, sembra sempre più evidente che il cronotipo di una persona sia strettamente correlato alla sua aspettativa di vita.
Sebbene altri fattori, come le cattive abitudini, debbano essere presi in considerazione, i risultati recenti suggeriscono un aumento della mortalità nelle persone con specifici cronotipi. Per approfondire questa relazione, gli scienziati finlandesi hanno raccolto nuovi dati, tenendo conto delle abitudini negative.
Lo studio, che ha avuto inizio nel 1981, ha coinvolto i partecipanti che sono stati sottoposti a test per determinare il loro cronotipo e raccogliere informazioni sulle loro abitudini. Nel 2018, quando lo studio è giunto a termine, erano decedute oltre 8.700 persone, con un’età media di 41 anni. I nuovi studi condotti dagli scienziati finlandesi hanno fornito risultati più accurati, prendendo in considerazione anche le cattive abitudini, e hanno confermato il collegamento tra cronotipo e mortalità.
I ricercatori hanno scoperto che le persone appartenenti alla categoria dei “gufi”, cioè coloro che preferiscono rimanere svegli di notte e dormire di giorno, presentano un tasso di mortalità superiore del 9% rispetto a coloro che si alzano presto la mattina e vanno a letto presto. Tuttavia, è interessante notare che se le persone con cronotipo notturno non hanno cattive abitudini, tale aumento di mortalità non si manifesta.
Oltre alla mortalità, si è scoperto che il ritmo del sonno ha un impatto sullo sviluppo di disturbi mentali che possono portare a varie dipendenze. Questi risultati mettono in luce l’importanza di un sonno regolare e di qualità, del rispetto dei ritmi circadiani naturali e dell’abbandono delle cattive abitudini per aumentare significativamente le possibilità di una vita lunga e sana.
Gli scienziati intendono approfondire ulteriormente questa tematica, al fine di identificare con maggiore precisione le cause e i meccanismi alla base del collegamento tra cronotipo e mortalità. Queste nuove scoperte forniscono una solida base per futuri studi volti a migliorare la nostra comprensione di come il nostro ritmo circadiano influisca sulla salute e sulla longevità.
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