Ogni nuovo ricordo che creiamo danneggia un po’ di DNA

VEB

Un nuovo studio riportato su Nature svela una correlazione sorprendente tra la formazione della memoria e l’infiammazione cerebrale.

Ogni nuovo ricordo che creiamo danneggia un po di DNA
Foto@Pixabay

I risultati indicano che la memoria a lungo termine nell’ippocampo, la regione cerebrale deputata alla conservazione dei ricordi, è collegata all’attivazione di geni associati alla segnalazione infiammatoria. Inoltre, è stato individuato un danneggiamento del DNA nei neuroni responsabili dell’archiviazione della memoria.

Secondo la neuroscienziata Jelena Radulovic dell’Albert Einstein College of Medicine, sebbene di solito si consideri l’infiammazione nei neuroni come dannosa, i risultati dello studio indicano che essa è cruciale per la formazione dei ricordi a lungo termine.

La ricerca suggerisce che l’infiammazione nell’ippocampo favorisce l’organizzazione dei neuroni in gruppi che costituiscono i ricordi. Questi raggruppamenti diventano più resistenti alle influenze esterne, garantendo così la persistenza dei ricordi e la protezione da interferenze esterne.

Inoltre, è emerso che bloccare il percorso infiammatorio associato alla formazione della memoria comprometteva la capacità dei topi di ricordare gli eventi, sottolineando ulteriormente l’importanza dell’infiammazione nel processo mnemonico.

Secondo Radulovic, questa scoperta è significativa perché i neuroni che codificano i ricordi devono mantenere le informazioni già acquisite senza essere distratti da nuove informazioni, il che implica un adattamento dei meccanismi di divisione cellulare e risposta immunitaria.

Radulovic ipotizza che i neuroni dell’ippocampo abbiano evoluto per adottare un meccanismo di memoria basato sul sistema immunitario, combinando il percorso TLR9 sensibile al DNA della risposta immunitaria con la funzione del centrosoma di riparazione del DNA, permettendo così la formazione dei ricordi senza la necessità di divisione cellulare.

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