Videogame possono aiutare i nostri bambini a perder peso

VEB

Qualche settimana fa vi avevamo raccontato una incredibile storia che aveva come protagonista un bambino che aveva rischiato di morire a causa dei videogame.

Nello specifico, in Gran Bretagna, un bambino di 10 anni era stato operato d’urgenza all’intestino: la pediatra Jo Begent dello University College London Hospital aveva descritto il caso clinico in una conferenza.

Come raccontato dal “Daily Mail”, la dottoressa aveva raccontato di aver scoperto, in seguito ad alcuni esami clinici, che l’intestino del bambino si era dilatato al punto di deformarsi perché il ragazzino aveva smesso di andare in bagno per non doversi allontanare dalla consolle.

La dottoressa aveva anche messo in guardia su alcuni effetti della dipendenza da social network e videogiochi sulla salute fisica e psichica di bambini e teenager, tra cui problemi legati alla corretta alternanza sonno/veglia e al rapporto con il cibo.

E persino l’Oms si è occupata dei videogame, classificandone la dipendenza come un disturbo mentale.

In particolare,  l’Organizzazione mondiale della Sanità ha inserito questo disturbo nella bozza dell’undicesima edizione della classificazione internazionale delle malattie (Icd-11), nella speranza che il riconoscimento di questo tipo di dipendenza possa favorire il ricorso a opportune terapie.

Perché giocare ai videogames può creare una dipendenza e un comportamento talmente compulsivo che può arrivare persino a distogliere la persona che ne soffre dalle altre attività della vita quotidiana.

Come le tossicodipendenze, anche la necessità di passare ore e ore davanti al pc o alla consolle comporta fenomeni di assuefazione e astinenza: si è costretti ad aumentare il tempo passato a giocare per trovare soddisfazione, mentre la lontananza dal monitor scatena sintomi psicofisici quali irrequietezza, malumore, pensieri ossessivi e incapacità di concentrarsi sulle altre attività.

Eppure è sbagliato arrivare a demonizzare i videogame: se è vero che, come ogni dipendenza, quando c’è l’abuso si rischia di farsi del male, usati in modo corretto possono avere dei vantaggi anche non immediatamente intuibili.

Ad esempio, strano ma vero, i videogame possono addirittura servire a combattere obesità e sovrappeso: sì, proprio loro che per tanti ragazzi sono la causa principe di sedentarietà e quindi poco sport e movimento.

A dimostrarlo un recente studio condotto dal Pennington Biomedical Research Center della Louisiana State University, che ha dimostrato come proprio grazie ai videogiochi un gruppo di bambini sovrappeso sia riuscito a migliorare la propria condizione e perdere peso.

Nello specifico, il Pennington Biomedical Research Center ha deciso di indagare e ha selezionato 46 ragazzi tra i 10 e i 12 anni con evidenti problemi di sovrappeso e obesità: 23 sono stati assegnati a un gruppo gaming e gli altri semplicemente monitorati nelle loro attività quotidiane, senza alcun obbligo o prescrizione.

Ai 23 del gruppo gaming, invece, è stato comunicato di non variare le proprie abitudini alimentari o di routine quotidiana, ma di aggiungere tre sessioni di gioco da un’ora alla settimana con un “exergame”, ovvero uno tra Your Shape: Fitness Evolved 2012, Just Dance 3, Disneyland Adventures e Kinect Sports Season 2.

Per coloro che non ne avessero mai sentito parlare, gli “exergames” sono videogiochi che comportano esercizio fisico di intensità variabile.

Muniti di un Fitbit per monitorare il proprio allenamento quotidiano e di una sorta di “libro delle imprese” con gli obiettivi da portare a termine, i ragazzi del gruppo da gioco hanno trascorso sei mesi a utilizzare i videogiochi come attività fisica, impegnandosi per 60 minuti al giorno in compagnia di un amico o di un familiare.

Delle 23 famiglie impegnate nel gruppo sperimentale solo una non ha completato il percorso semestrale, mentre per le altre i risultati sono stati sorprendenti: l’indice di massa corporea nei ragazzi di questo gruppo si è ridotto del 3% circa, mentre al contrario il gruppo di controllo ha fatto registrare un incremento medio dell’1%.

Ma significativi risultati sono stati raggiunti anche nel controllo del colesterolo, che nei bambini del gruppo sperimentale è sceso del 7% mentre in quello tradizionale è salito della medesima percentuale.

Merito senza dubbio di una maggiore propensione all’attività fisica, che nel gruppo sperimentale è aumentata del 10% per tutta la durata dello studio, mentre nel gruppo di controllo si è ridotta del 22% nell’arco dei sei mesi.

Ecco quindi che arriva l’ennesima conferma che nulla va demonizzato: anche i videogiochi, usati nella corretta maniera, possono rappresentare un momento di intrattenimento, spensieratezza e persino un modo per curare la propria forma fisica.

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