Abbiamo già trovato gli alieni ma non sono come pensiamo

VEB

Martin Rees, l’astronomo reale britannico, ha proposto una visione audace sull’evoluzione e il futuro dell’intelligenza.

Egli ipotizza che l’umanità possa essere giunta al culmine del proprio sviluppo evolutivo secondo i principi di Darwin e suggerisce che potremmo essere superati dall’intelligenza artificiale come specie predominante sul pianeta.

Abbiamo gia trovato gli alieni ma non sono come pensiamo
Foto@Pixabay

Secondo Rees, che ha condiviso i suoi pensieri tramite un articolo della BBC, l’intelligenza artificiale rappresenta una sorta di vita extraterrestre e potrebbe segnare il termine dell’era dell’evoluzione umana.

Rees spiega che potrebbero volerci soltanto un paio di secoli affinché l’intelligenza umana venga eclissata o addirittura trascendata da quella delle macchine.

Sostiene che l’era dell’uomo potrebbe rivelarsi un semplice intervallo transitorio nella lunga storia della Terra, prima che l’intelligenza meccanica prenda definitivamente il comando. Il prevalente assunto che posiziona l’umanità come vertice dell’intelligenza potrebbe essere messo in discussione dall’emergere di intelligenze artificiali più avanzate.

Questa prospettiva offre una spiegazione alternativa alla solitudine apparente dell’universo: se un’evoluzione verso l’intelligenza artificiale è un passaggio inevitabile nell’universo, sarebbe estremamente raro intercettare civiltà aliene nello stesso stadio evolutivo del nostro. Potrebbe essere più verosimile immaginare che forme di vita aliena siano discendenti elettronici di specie organiche scomparse da tempo.

L’incremento dell’AI in diversi ambiti della vita quotidiana ha portato all’automazione di numerosi lavori precedentemente svolti da esseri umani, con aziende come Google, Twitter/X e Microsoft che sviluppano modelli di linguaggio AI avanzati. Questo alimenta l’ipotesi che l’AI potrebbe un giorno sostituire l’essere umano in molti ruoli.

Lord Rees suggerisce che gli “alieni” AI potrebbero avere significativi vantaggi rispetto a noi e potrebbero perfino essere già in esplorazione nello spazio. Secondo lui, un’intelligenza artificiale avanzata non necessiterebbe delle condizioni atmosferiche terrestri né del pianeta che l’ha vista nascere. Per entità quasi immortali come queste, i viaggi interstellari o addirittura intergalattici non rappresenterebbero un ostacolo.

Infine, Rees contempla la possibilità che, essendo libere dalle pressioni evolutive darwiniane, queste intelligenze artificiali potrebbero non avere istinti aggressivi come quelli sviluppati dall’uomo. Invece di espandersi, potrebbero dedicarsi a riflessioni di vasta portata, dimostrando un modello comportamentale radicalmente diverso da quello umano.

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