Una straordinaria scoperta archeologica vicino al leggendario campo di Kulikovo sta riscrivendo la storia dell’Europa orientale. Gli archeologi hanno portato alla luce un cimitero millenario che non appartiene alle tradizionali culture slave, svelando la presenza di un popolo misterioso e finora poco conosciuto: gli Imenkovtsy. Questa civiltà, caratterizzata da riti funerari unici, getta nuova luce sulle complesse dinamiche demografiche e culturali dell’Alto Medioevo.

Chi Erano gli Imenkovtsy?
Le recenti scoperte a Kulikovo, riportate anche da REN TV, indicano un metodo di sepoltura atipico per la regione, con fosse contenenti ceneri anziché i classici tumuli funerari slavi. Questo rituale è un segno distintivo della cultura Imenkovo, originaria della regione del Medio Volga. Ma cosa ci faceva questo popolo così lontano dalla sua terra d’origine, vicino all’odierna Tula? Gli archeologi si interrogano sulle motivazioni di questa presenza e sui rapporti che gli Imenkovtsy instaurarono con le tribù locali.
Gli Imenkovtsy occuparono un vasto territorio tra il IV e il VII secolo d.C., estendendosi dalle attuali regioni di Samara e Ul’janovsk fino al Tatarstan, Mordovia, Ciuvascia, Penza, Baschiria e Udmurtia. Si ritiene che i loro antenati provenissero dalla regione del Dnepr, spinti probabilmente da cambiamenti climatici o dalla Grande Migrazione dei Popoli iniziata nel IV secolo. Erano prevalentemente agricoltori, attratti dalla fertilità delle terre del Volga.
Commerci, Migrazioni e Interazioni Culturali
Le prove di un’intensa attività commerciale sono evidenti. Un ritrovamento chiave, il Tesoro di Karmaly scoperto nel 1984, include monete del VI secolo, una punta di cintura d’argento e una collana. Secondo l’archeologo Dmitry Stashenkov dell’Università Nazionale di Ricerca di Samara, questo tesoro testimonia l’esistenza di rotte commerciali attive sul Volga, con mercanti orientali che scambiavano merci, probabilmente pellicce, usando monete come valuta.
La loro identità è stata a lungo dibattuta, ma la maggior parte degli studiosi li considera di origine slava. Fonti arabe dell’VIII secolo si riferivano agli slavi come as-sakaliba (“persone dalla pelle bianca, occhi e capelli chiari”), una descrizione che potrebbe includere gli Imenkovtsy. Dati archeologici corroborano questa ipotesi, rivelando tradizioni slave nella costruzione delle case, nei riti funerari e nella cultura materiale. Tuttavia, alcuni rituali, come la cremazione, furono probabilmente mutuati da popoli vicini come gli Unni, una tribù nomade asiatica giunta nella regione del Volga dal IV secolo, noti per aver avuto un ruolo nella caduta dell’Impero Romano, ma che mantennero anche relazioni diplomatiche con gli Imenkovtsy.
Lo storico Aleksandr Makhlaev sottolinea la complessità delle interazioni tra agricoltori sedentari e tribù nomadi, un rapporto che spaziava dai conflitti alla cooperazione. Gli Imenkovtsy ebbero legami anche con i Finno-Ugri, i Magiari e altri popoli della regione del Volga. Questo equilibrio durò per secoli, portando anche all’assimilazione di ex nomadi che adottarono uno stile di vita sedentario.
La loro presunta scomparsa nel VII secolo è stata messa in discussione da nuovi ritrovamenti che suggeriscono una continuità fino al IX secolo, legata all’espansione del Khaganato Cazaro. Stashenkov ipotizza che il Khaganato abbia integrato gli Imenkovtsy in grandi insediamenti in cambio di tributi, con parte della popolazione che migrò e un’altra che diede origine alla cultura archeologica di Zhiguli, con una forte componente slava. Successivamente, campagne militari dei principi Oleg e Svjatoslav indebolirono il potere cazaro, consentendo l’espulsione dei nomadi dalla regione del Volga.
Le scoperte nel campo di Kulikovo e nella regione del Volga sono fondamentali per approfondire la nostra comprensione dell’Alto Medioevo e delle complesse interazioni tra i popoli. I ricercatori continuano a sperare che nuove indagini possano chiarire ulteriormente la storia degli Imenkovtsy e il loro ruolo nella formazione della cultura slava.
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