In Belgio si riaccende il dibattito sui diritti delle persone non binarie e transgender. Il governo ha recentemente annunciato che sarà possibile rimuovere l’indicazione del genere dalle nuove carte d’identità, ma la comunità LGBTQ+ sottolinea che questo passo non è sufficiente per garantire inclusività e pieno riconoscimento legale.
Niente opzione “X”: il Belgio frena sull’inclusività
Sebbene inizialmente il governo Vivaldi avesse ipotizzato l’introduzione di carte d’identità senza genere, sulla scia di Paesi come Germania e Paesi Bassi, l’accordo è stato in parte ridimensionato. A frenare la riforma è stata l’opposizione del partito MR, che ha insistito per mantenere il sistema “M/F” come elemento identificativo.
Il ministro Bernard Quintin ha difeso la scelta dichiarando che il genere resta un’informazione importante ai fini identificativi, pur lasciando la possibilità, per chi lo desidera, di richiedere la rimozione della propria designazione di genere.
Le associazioni LGBTQ+: “Un passo avanti, ma non basta”
Le organizzazioni per i diritti LGBTQ+ accolgono la novità con cauto ottimismo, ma non nascondono le critiche. Secondo Wel Jong, associazione giovanile fiamminga che lavora a fianco dei giovani LGBTQ+, la mancanza di una terza opzione ufficiale rappresenta un’occasione persa per combattere le discriminazioni e dare visibilità alle identità non binarie.
Anche Çavaria, una delle principali organizzazioni LGBTQ+ in Belgio, sottolinea che la mera rimozione del genere non equivarrebbe a un vero riconoscimento legale, lasciando chi non si identifica nel binarismo maschio/femmina in una zona grigia normativa.
Scuole e burocrazia: le ripercussioni oltre i documenti
Il problema, evidenziano gli attivisti, va ben oltre le carte d’identità. In molti contesti, come scuole, moduli amministrativi e servizi pubblici, i giovani sono costretti a identificarsi come “maschio” o “femmina”, senza alternative. La mancanza di una terza opzione ufficiale limita la libertà di espressione delle persone non binarie e consolida pratiche discriminatorie, specialmente negli ambienti scolastici.
Un riconoscimento legale per abbattere le barriere
Secondo Wel Jong, l’introduzione di una categoria legale alternativa, come l’opzione “X”, rappresenterebbe un importante strumento per:
- Dare visibilità legale e sociale alle persone non binarie
- Contrastare la discriminazione istituzionale, soprattutto tra i giovani
- Promuovere una cultura dell’inclusività nei sistemi educativi e amministrativi
Conclusione: verso un’identità davvero inclusiva
Il Belgio ha fatto un primo passo, ma la comunità LGBTQ+ chiede riforme più coraggiose. La possibilità di non indicare il genere è positiva, ma non sostituisce il bisogno di riconoscimento e rappresentazione legale per chi non rientra nelle categorie tradizionali.
Le richieste sono chiare: servono politiche inclusive, opzioni ufficiali e un cambiamento culturale profondo. Solo così si potrà garantire pari dignità e diritti a tutte le persone, indipendentemente dalla loro identità di genere.
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