Quasi quarant’anni dopo il disastro nucleare di Černobyl’, l’area della Zona di Esclusione continua a rivelare storie che affascinano e interrogano la scienza. Questa regione, che si estende per circa 2.600 chilometri quadrati, ospita oggi una popolazione selvatica inaspettata: i discendenti dei cani domestici abbandonati durante la frettolosa evacuazione del 1986. Di recente, questi animali, monitorati e curati da organizzazioni come “Cani di Chernobyl” (associata a Clean Futures Fund), sono saliti agli onori della cronaca per un motivo bizzarro: alcuni esemplari sono apparsi con la pelliccia tinta di un sorprendente colore blu acceso. Questo fenomeno ha scatenato speculazioni globali, riaccendendo il dibattito sugli effetti a lungo termine delle radiazioni.

La Spiegazione Dietro il Mistero del Pelo Turchino
L’avvistamento dei cani con la pelliccia blu vicino al reattore ha immediatamente fatto pensare a un’ulteriore, inquietante mutazione causata dalle radiazioni. Tuttavia, i veterinari e i volontari sul campo hanno rapidamente offerto una spiegazione decisamente più terrena, anche se non meno preoccupante per l’ambiente locale.
La teoria più accreditata, supportata dalle prime analisi, indica che il colore blu non è un segno di un cambiamento biologico interno, ma il risultato di un contatto esterno con sostanze chimiche. Jennifer Betz, veterinaria che coordina le missioni sul campo, ha chiarito che gli animali sembrano essersi rotolati o immersi in un composto chimico o industriale accumulato nell’ambiente. L’ipotesi è che la colorazione derivi da residui di un vecchio bagno chimico o di scorie industriali abbandonate nei pressi delle strutture dismesse, forse contenenti sali di rame o altri pigmenti.
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È cruciale sottolineare che gli specialisti escludono categoricamente che la colorazione blu sia una diretta conseguenza delle radiazioni nucleari. I cani, nonostante l’aspetto inconsueto, appaiono in buona salute, attivi e privi di segni di malattia o infezione. Il team di soccorso sta lavorando per catturare gli esemplari per lavarli e prelevare campioni di pelo, al fine di identificare con precisione la sostanza e valutarne l’eventuale tossicità a lungo termine. Questo episodio serve da monito sulla persistente contaminazione chimica di tipo industriale all’interno della Zona di Esclusione, un problema spesso oscurato dal rischio radioattivo.
Adattamento Genetico: La Sorprendente Resilienza
Mentre il mistero del pelo blu trova una spiegazione chimica, l’effettivo adattamento dei cani di Černobyl’ all’ambiente radioattivo rimane un argomento di grande interesse scientifico e un simbolo straordinario di resilienza. Si stima che circa 700 cani randagi vivano stabilmente nella Zona di Esclusione, eredi diretti degli animali domestici lasciati indietro nel 1986. La loro sopravvivenza in un ambiente con livelli di radiazioni ben al di sopra della norma (circa 11,28 millirem, sei volte il livello sicuro per l’uomo) è un unicum biologico.
Uno studio significativo, pubblicato nel marzo 2023 sulla rivista Science Advances (con campioni raccolti dal 2017), ha rivelato che i cani di Černobyl’ sono geneticamente distinti da qualsiasi altra popolazione canina nel mondo. I ricercatori hanno analizzato il DNA di oltre 300 cani e hanno identificato due distinte popolazioni genetiche con storie evolutive diverse, formatesi in risposta all’isolamento geografico e, potenzialmente, alla pressione ambientale della contaminazione.
La ricerca ha individuato 52 geni sottoposti a selezione naturale, molti dei quali sono associati alla riparazione del DNA, al controllo del ciclo cellulare e alla risposta immunitaria. Sebbene gli scienziati non abbiano ancora confermato se i cambiamenti genetici siano una diretta “mutazione” dalle radiazioni o un “adattamento” accelerato da una selezione naturale estrema in un ambiente altamente contaminato, è innegabile che questi cani possiedono una sorprendente resistenza genetica che permette loro di prosperare. Lo studio sui cani di Černobyl’ apre nuove prospettive sulla tolleranza delle specie viventi all’esposizione cronica alle radiazioni e potrebbe fornire indizi preziosi per la salute umana in contesti di contaminazione radioattiva. I discendenti degli animali abbandonati sono oggi un vero e proprio laboratorio a cielo aperto per la biologia evolutiva.
Conclusioni e Approfondimenti
La vicenda dei cani blu di Černobyl’ ci ricorda che l’area contaminata è un ecosistema complesso, dove i pericoli non sono solo radioattivi ma anche chimici e industriali. I cani, veri simboli di sopravvivenza, continuano a prosperare, sfidando la scienza con la loro resilienza genetica e attirando l’attenzione sul loro benessere. Se da un lato il pelo blu è un allarme sulla contaminazione ambientale, dall’altro l’adattamento genetico di questi animali è una testimonianza della straordinaria capacità della vita di trovare una via d’uscita anche nelle condizioni più estreme.
Per approfondire gli studi genetici sui cani della Zona di Esclusione e il lavoro delle associazioni:
- Clean Futures Fund/Dogs of Chernobyl: Per conoscere l’impegno sul campo per la salute e la cura degli animali.
- Articolo Scientifico su Science Advances (Marzo 2023): “The dogs of Chernobyl: Demographic insights into populations inhabiting the nuclear exclusion zone” per i dettagli sull’analisi del DNA.
FAQ – Domande Frequenti sui Cani di Chernobyl
Il colore blu dei cani è un sintomo di mutazione da radiazioni? No, specialisti e veterinari sul campo escludono questa ipotesi. La colorazione bluastra è quasi certamente dovuta al contatto esterno con residui chimici o industriali abbandonati nella Zona di Esclusione. I cani sembrano essersi rotolati in un composto, forse a base di sali metallici, che ha tinto temporaneamente la pelliccia.
Quanti cani vivono nella Zona di Esclusione di Chernobyl? Si stima che la popolazione di cani randagi all’interno della Zona di Esclusione (CEZ) sia di circa 700 esemplari. Sono i diretti discendenti degli animali domestici abbandonati nel 1986. Grazie al lavoro di organizzazioni non profit, vengono nutriti, vaccinati e sterilizzati per controllare la popolazione e garantirne il benessere in un ambiente ostile.
I cani di Chernobyl hanno sviluppato una resistenza genetica alle radiazioni? Sì, la ricerca scientifica lo suggerisce fortemente. Studi genetici, come quello pubblicato su Science Advances, hanno dimostrato che questi cani possiedono un DNA unico e geneticamente distinto. Sono stati identificati geni specificamente correlati alla riparazione del DNA che potrebbero indicare un adattamento o una maggiore resistenza all’esposizione cronica alle radiazioni e ai metalli pesanti.
Qual è lo scopo di studiare il DNA di questi cani? Lo studio approfondito del loro DNA è fondamentale per comprendere come l’esposizione cronica alle radiazioni influenzi l’evoluzione e la salute a livello molecolare. Le scoperte sull’adattamento di questi cani possono offrire indizi preziosi non solo per la conservazione della fauna selvatica, ma anche per sviluppare strategie in futuro che mirino a proteggere la salute umana in ambienti contaminati.
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