Il concetto di fake news sembra un’invenzione moderna legata ai social media, ma la realtà è molto più complessa e radicata nel tempo profondo. Un recente studio condotto dai ricercatori della Cornell University, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of the Royal Society Interface, ha rivelato che la diffusione di informazioni errate nel mondo biologico è un fenomeno universale che coinvolge ogni forma di vita, dai batteri all’uomo.

Il bias informativo come legge universale della vita
La ricerca, che ha preso in esame oltre 120 articoli scientifici, dimostra che la disinformazione nei sistemi biologici non è l’eccezione, ma la regola. Gli scienziati hanno introdotto un parametro matematico preciso per definire questa discrepanza: il bias informativo. Questo valore misura quanto la realtà percepita da un organismo si discosti dalla realtà effettiva.
Non si tratta quasi mai di un tentativo deliberato di nuocere, quanto piuttosto di un limite intrinseco dei canali di comunicazione. Il funzionamento della comunicazione tra specie diverse e all’interno della stessa specie è soggetto a rumore di fondo, interferenze e degradazione del segnale. Secondo gli autori dello studio, la trasmissione di messaggi vitali in natura subisce distorsioni sistematiche che possono essere raggruppate in tre categorie principali:
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- Perdita di significato originale: durante il passaggio dalla sorgente al ricevente, parte dell’informazione si perde.
- Effetto telefono senza fili: la ritrasmissione del messaggio da parte di intermediari altera il contenuto iniziale.
- Errori di gruppo: un singolo individuo commette un errore di valutazione e l’intero branco o sciame reagisce a catena, amplificando il falso segnale.
Questi meccanismi spiegano perché la precisione dei segnali biologici non sia mai assoluta. L’evoluzione non ha selezionato la verità oggettiva, ma l’efficacia della risposta. Spesso, per un organismo, è più sicuro reagire a un falso allarme piuttosto che ignorare una minaccia reale.
Dalle colonie batteriche alle malattie autoimmuni nell’uomo
Esempi di questa “anarchia informativa” si trovano in ogni angolo della biosfera. Nel microcosmo, i batteri come l’Escherichia coli utilizzano segnali chimici per comunicare la densità della popolazione. Tuttavia, è stato osservato che alcuni ceppi possono alterare i segnali chimici tra microrganismi aumentando artificialmente la concentrazione di sostanze di segnalazione. Questo crea l’illusione di una sovrappopolazione, spingendo i concorrenti a limitare la propria crescita o a spostarsi altrove: una vera e propria strategia di marketing ingannevole su scala microscopica.
Salendo nella scala evolutiva, il comportamento degli uccelli di fronte ai segnali di pericolo offre uno spaccato interessante sugli effetti di gruppo. Se un uccello interpreta erroneamente un movimento d’aria come l’attacco di un predatore e lancia un grido d’allarme, l’intero stormo decolla istantaneamente. La disinformazione nel regno animale si propaga così velocemente che la verifica della fonte diventa impossibile, portando a un inutile dispendio di energie.
Il dato più sorprendente riguarda però proprio noi. Lo studio suggerisce che la causa delle malattie autoimmuni nell’essere umano possa essere letta attraverso la lente del bias informativo. In questi casi, il sistema immunitario riceve segnali distorti dai tessuti del corpo. Non riuscendo a distinguere correttamente tra “sé” e “altro”, le cellule difensive attaccano i propri organi. È un errore di interpretazione biologica: il corpo riceve una falsa notizia interna e reagisce scatenando una guerra civile molecolare.

Anche la salute mentale non è immune. La percezione della realtà può essere alterata da circuiti neurali che, nel tentativo di proteggerci, amplificano segnali di minaccia inesistenti. Come riportato da fonti come Planet Today, la comprensione di questi modelli matematici della disinformazione potrebbe rivoluzionare l’approccio terapeutico a molte patologie croniche.
Meccanismi di difesa evolutivi contro l’errore
Nonostante la pervasività del fenomeno, la vita ha sviluppato contromisure ingegnose. La selezione naturale e strategie di correzione del segnale lavorano costantemente per ridurre l’impatto dei bias. Se un organismo fosse costantemente vittima di disinformazione, non sopravvivrebbe a lungo.
La natura ha creato dei protocolli di verifica, come la necessità di ricevere conferme da più sensi contemporaneamente prima di intraprendere un’azione drastica. Gli scienziati della Cornell ritengono che lo studio dei principi fondamentali della comunicazione biologica permetterà di sviluppare nuovi trattamenti medici. Se impariamo a “filtrare” il rumore informativo all’interno delle nostre cellule, potremmo essere in grado di spegnere le reazioni autoimmuni o di mitigare disturbi legati alla percezione sensoriale.
In definitiva, la disinformazione non è un’anomalia della modernità tecnologica, ma una sfida ancestrale con cui ogni essere vivente deve fare i conti dalla notte dei tempi.
Per approfondire i dettagli tecnici della ricerca, è possibile consultare la pubblicazione originale su Journal of the Royal Society Interface o esplorare le analisi multidisciplinari della Cornell University.
FAQ – Domande Frequenti
Cos’è il bias informativo nel contesto biologico? Il bias informativo è un concetto matematico che descrive la differenza tra la realtà oggettiva e la percezione che un organismo ha di essa. Indica quanto un segnale sia stato distorto durante la trasmissione o l’interpretazione, influenzando il comportamento e la sopravvivenza dell’essere vivente coinvolto.
In che modo i batteri utilizzano la disinformazione? Batteri come l’Escherichia coli emettono molecole di segnalazione per comunicare con i simili. Talvolta aumentano artificialmente queste sostanze per simulare una presenza numerica superiore alla realtà. Questo inganno induce i competitori a ritirarsi o a cambiare comportamento, garantendo un vantaggio territoriale ai “disinformatori”.
Esiste un legame tra disinformazione biologica e malattie umane? Sì, le malattie autoimmuni ne sono l’esempio principale. In queste patologie, il sistema immunitario interpreta erroneamente i segnali provenienti dai tessuti sani, considerandoli una minaccia esterna. Questa distorsione informativa interna porta l’organismo ad autodanneggiarsi a causa di una lettura sbagliata della propria realtà biologica.
La disinformazione in natura è sempre un atto volontario? No, nella maggior parte dei casi è il risultato dei limiti intrinseci dei processi di comunicazione. Errori nella trasmissione del segnale, rumore ambientale e limiti sensoriali creano distorsioni che non hanno un intento malevolo, ma sono semplicemente una conseguenza della complessità dei sistemi biologici evoluti.
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