Molti ritengono che sia inconcepibile che i nostri antenati abbiano potuto costruire le piramidi egiziane utilizzando tecnologie rudimentali, e c’è chi sostiene di avere prove inconfutabili a sostegno di questa tesi.

Stando alle attuali conoscenze scientifiche, le gigantesche piramidi dell’antico Egitto furono edificate circa 4.500 anni fa dai sudditi dell’impero, attraverso decenni di lavoro faticoso. Ma davvero possedevano le capacità tecniche necessarie per trasportare e posizionare i colossali blocchi di pietra? Anche nell’epoca moderna, con le nostre tecnologie avanzate, un simile compito non sarebbe privo di sfide.
La Grande Piramide di Giza, costruita per il faraone Cheope (Hufu), è annoverata tra le sette meraviglie del mondo antico. Con i suoi 147 metri di altezza, ha mantenuto il primato di edificio più alto del mondo per ben 4.000 anni.
Erich von Däniken, scrittore e documentarista svizzero, noto sostenitore della teoria della paleoastronautica, ipotizza che gli antichi egizi abbiano realizzato tali strutture solo grazie all’aiuto di civiltà extraterrestri tecnologicamente superiori.
Secondo Däniken, esisterebbero prove che confermano questa teoria. Alcuni decenni fa, durante una visita alla Piramide di Cheope, Däniken si interessò particolarmente a due piccole aperture situate nella Camera della Regina, una sulla parete nord e una su quella sud, che secondo alcuni studiosi potrebbero essere state utilizzate come canali di ventilazione.
L’archeologo tedesco Rudolf Gantenbrink decise di approfondire la questione e, con il permesso delle autorità egiziane, introdusse un robot in uno di questi canali. Durante l’esplorazione, notò che il materiale roccioso variava man mano che il robot avanzava, passando da granito a arenaria e alabastro, una caratteristica che suggerisce una complessa tecnica costruttiva.
Dopo circa 60 metri, il canale terminava davanti a una piccola porta con due barre di ferro. Anni dopo, in collaborazione con la National Geographic Society, venne effettuata una perforazione della porta, ma ciò che scoprirono fu solo un’altra porta, a soli 23 centimetri di distanza dalla precedente.
Che cosa potrebbe celarsi dietro?
Nonostante l’operazione sia stata finanziata da un appaltatore di Singapore, i risultati non sono mai stati resi pubblici, suscitando molti interrogativi. Secondo Däniken, fonti ben informate sostengono che dietro la seconda porta vi sia un muro con iscrizioni sconosciute, che non corrispondono ai geroglifici egiziani. Tutto ciò apre numerosi interrogativi: è possibile che le piramidi siano in realtà opere di una civiltà sconosciuta?