La sicurezza online è un tema che ci riguarda tutti, ogni volta che apriamo un’email, facciamo un acquisto o accediamo a un social. Eppure, nonostante gli avvertimenti costanti di esperti e media, la stragrande maggioranza delle persone continua a scegliere delle chiavi d’accesso che definire “deboli” è un eufemismo. Le curiosità sulle password più usate non fanno sorridere, ma dovrebbero far riflettere: rappresentano una falla di sicurezza che la maggior parte di noi sceglie deliberatamente di ignorare.
Prendiamo il caso emblematico di “123456”. Non è un segreto per nessuno, eppure, anno dopo anno, questa sequenza numerica elementare si posiziona al primo posto nella classifica delle password più diffuse a livello globale e in Italia. Stando ai dati raccolti da NordPass (in collaborazione con NordStellar) in un’analisi su un database di 2,5 TB, “123456” è stata utilizzata da oltre 3 milioni di utenti a livello mondiale in un recente periodo di riferimento. La cosa più sconcertante? Una password del genere può essere decifrata da un hacker in meno di un secondo.

La Top 10 della Pigrizia: Numeri, Parole e Tifo
L’analisi dei dati di data breach e dei database resi pubblici rivela un pattern di pigrizia digitale sorprendente. Non si tratta solo di sequenze numeriche semplici. La classifica delle password più comuni pullula di scelte prevedibili, che rendono la vita degli hacker fin troppo facile.
In Italia, il quadro è particolarmente… colorito. Oltre alla onnipresente “123456”, spiccano scelte localizzate che fanno parte del nostro quotidiano. “Cambiami” (spesso un placeholder lasciato da un sistema che richiede l’aggiornamento della password) è una presenza costante nella top 5 italiana, dimostrando una propensione a procrastinare la sicurezza. Ma la vera perla, che unisce passione e pericolosità, è la presenza di nomi di squadre di calcio, in primis “juventus”, che si piazza regolarmente tra le prime posizioni delle password più usate dagli utenti italiani. Questo non è solo un dato statistico; è l’esempio lampante di come le nostre passioni e abitudini si traducano direttamente in vulnerabilità digitali.
A livello mondiale, la top 10 è dominata da variazioni sul tema:
- 123456
- 123456789
- 12345678
- password
- qwerty123
Queste non sono solo combinazioni numeriche; sono le prime ad essere testate negli “attacchi a dizionario” (o dictionary attacks), dove i malware provano milioni di password note, parole e frasi comuni in rapidissima successione. Quando usiamo “password” come nostra chiave d’accesso, stiamo semplicemente invitando un attacco a riuscire in un batter d’occhio.
Il Tempo di Cracking: Una Questione di Secondi
Il vero dramma delle password deboli non è tanto la loro semplicità, quanto la velocità con cui vengono violate. Un software di cracking moderno può testare miliardi di combinazioni al secondo.
- Una password di 6 caratteri, solo numeri, come “123456”, si viola in meno di un secondo.
- Una password di 8 caratteri, minuscole e numeri, come “password12”, si viola in circa 39 minuti.
- Una password di 12 caratteri, che include lettere maiuscole e minuscole, numeri e simboli (il mix consigliato), può resistere per 34.000 anni.
Questa differenza abissale mette in luce il valore di una scelta consapevole. Una password forte e lunga è un deterrente che rende l’attacco brute force non solo lungo, ma economicamente e temporalmente non vantaggioso per l’attaccante.
Oltre la Pigrizia: Le Abitudini Nocive e le Strategie di Difesa
La pigrizia è una parte del problema, ma non è l’unica. Un’altra abitudine deleteria diffusa è il riutilizzo della stessa password su più servizi. Secondo uno studio condotto da Google, il 66% degli utenti Internet globali utilizza la stessa password per account diversi. Immaginate: se un hacker riesce a ottenere la vostra password “juventus123” da un forum poco sicuro, può immediatamente tentare di usarla per accedere al vostro home banking, alla vostra email e ai vostri social media. Un solo data breach diventa un problema a catena su tutta la vostra vita digitale. Questo fenomeno è noto come credential stuffing.
La soluzione, fortunatamente, non richiede di essere geni della crittografia, ma solo di adottare strumenti e pratiche più intelligenti.
1. Frasi d’Accesso (Passphrases)
Dimentichiamo le password corte e complesse difficili da memorizzare. È molto più efficace usare una frase d’accesso (o passphrase) lunga, che non sia una frase di senso compiuto, ma una sequenza di parole casuali, magari con qualche simbolo e numero inserito. Un esempio: “IlMioGattoMangaIl12Pesce!“. È facile da ricordare ma, con i suoi 26 caratteri e l’uso di diversi tipi di simboli, offre una resistenza enorme.
2. Il Password Manager è il Migliore Amico della Sicurezza
La vera svolta, come suggeriscono il NIST (National Institute of Standards and Technology) e tutti gli esperti di sicurezza, è l’utilizzo di un password manager affidabile (come 1Password, LastPass o Bitwarden). Questi strumenti generano password lunghe, casuali e univoche per ogni account che possediamo. Memorizzando solo una “password master” (che deve essere molto robusta), risolviamo il problema del riutilizzo e della memorizzazione di decine di chiavi diverse. Appena il 15% delle persone utilizza un password manager online, una percentuale troppo bassa che deve aumentare.
3. Autenticazione a Due Fattori (2FA)
Infine, anche se la password viene violata, l’autenticazione a due fattori (MFA o 2FA) è un ulteriore livello di difesa fondamentale. Questo sistema richiede un secondo token (spesso un codice temporaneo inviato al cellulare o generato da un’app) oltre alla password. Anche nel caso in cui la vostra chiave “123456” venga rubata, l’attaccante non potrà accedere senza il vostro telefono. L’adozione della 2FA è in aumento ma resta ancora un’opzione troppo spesso ignorata, con solo il 37% degli utenti che la utilizzava per proteggere le proprie password in un report Google di qualche anno fa, un dato che, nonostante i miglioramenti, resta insoddisfacente.
Le curiosità sulle password più usate ci mostrano un mondo digitale ancora troppo vulnerabile per scelte umane. L’abbandono di “123456” e l’adozione di strumenti come i password manager e la 2FA non sono solo raccomandazioni, ma passi necessari per un futuro online più sicuro. La nostra pigrizia digitale è un lusso che non possiamo più permetterci.
Domande Frequenti (FAQ)
Perché gli utenti continuano a usare password deboli come “123456”? La ragione principale è la comodità e la tendenza umana alla pigrizia. Le persone scelgono combinazioni facili da ricordare, ignorando il rischio di hackeraggio. Molti sottovalutano anche la velocità con cui strumenti automatizzati possono decifrare queste password (spesso in meno di un secondo). L’abitudine di riutilizzare la stessa chiave su più siti aggrava il problema.
Quanto è più sicura una passphrase rispetto a una password complessa corta? Una passphrase (una frase lunga e non di senso compiuto con caratteri misti) è significativamente più sicura. Sebbene una password complessa di 8 caratteri possa essere violata in ore o giorni, una passphrase di 15-20 caratteri, con la stessa complessità di caratteri, può resistere per migliaia o milioni di anni agli attacchi brute force. La lunghezza è il fattore più critico per la sicurezza.
Cosa si intende per Credential Stuffing e perché è un rischio? Il Credential Stuffing è un attacco informatico in cui gli hacker utilizzano coppie di nome utente e password rubate da un data breach (violazione di dati) su un sito, per tentare di accedere ad altri account dell’utente (come email o home banking). È un rischio enorme perché l’abitudine di riutilizzare la stessa password su più servizi rende l’utente vulnerabile su tutti gli account, anche se la violazione iniziale è avvenuta su un sito secondario.
Curiosa per natura e appassionata di tutto ciò che è nuovo, Angela Gemito naviga tra le ultime notizie, le tendenze tecnologiche e le curiosità più affascinanti per offrirtele su questo sito. Preparati a scoprire il mondo con occhi nuovi, un articolo alla volta!