Dagli occhi si capisce se stai perdendo l’udito

VEB

Un gruppo di ricercatori canadesi ha messo in luce una potenziale nuova via per diagnosticare precocemente la perdita dell’udito, basandosi non sul tradizionale test uditivo ma sull’osservazione dei movimenti oculari dei soggetti durante l’ascolto.

Dagli occhi si capisce se stai perdendo udito
Foto@Pixabay

Nel sistema sanitario attuale, i professionisti di solito indagano i problemi uditivi attraverso il controllo delle orecchie e la determinazione della “soglia uditiva”, ovvero il volume più basso a cui un individuo è in grado di percepire un suono. Tuttavia, questo approccio presenta delle limitazioni, riuscendo a individuare le difficoltà uditive solo diversi anni dopo il loro insorgere.

Per superare questa barriera, i ricercatori dell’Università di Toronto e del Rotman Research Institute hanno condotto uno studio guidato dagli esperti Eric Cui e Björn Herrmann, esplorando la correlazione tra l’intensità dello sguardo e la capacità di ascolto.

Attraverso una serie di tre esperimenti, hanno monitorato giovani adulti presumibilmente dotati di un udito sano, analizzando i movimenti oculari e della pupilla mentre erano impegnati in test di ascolto che variavano in difficoltà e complessità. Durante i test, ai partecipanti venivano presentati suoni e discorsi in diverse condizioni, mentre erano chiamati a focalizzare lo sguardo su vari stimoli visivi mostrati su uno schermo.

Si è osservato che, in situazioni di ascolto più ardue, gli individui tendevano a ridurre i movimenti degli occhi, quasi come se cercassero di concentrarsi maggiormente per compensare la difficoltà di ascolto. Questo fenomeno era accompagnato da una migliore comprensione del contenuto uditivo, suggerendo che uno sguardo più fisso potrebbe indicare un maggiore sforzo cognitivo nel cercare di ascoltare.

Interessante è stato notare che l’intensità dello sguardo variava anche in base alla chiarezza del contenuto presentato: davanti a narrazioni confuse o frammentate, gli occhi dei partecipanti si muovevano di più, indicando forse una minor dedizione nell’ascolto, mentre un parlato più chiaro e in un ambiente meno rumoroso vedeva un minor movimento oculare, sintomo di un ascolto più concentrato.

L’analisi della dilatazione delle pupille, invece, non ha fornito dati significativi in relazione all’abilità di ascolto dei soggetti.

I risultati di questa ricerca aprono la via a nuove potenzialità diagnostiche nel campo della salute uditiva, proponendo un metodo più immediato e sensibile per rilevare segnali precoci di perdita dell’udito. Sebbene lo “sguardo fisso” non sia un indicatore esclusivo di difficoltà uditiva, esso potrebbe rappresentare un campanello d’allarme importante e una preziosa aggiunta agli attuali strumenti di diagnosi.

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