Diabete, nuovi farmaci consigliati per i non insulino dipendenti

VEB

Il diabete è una malattia che si caratterizza per la presenza di quantità eccessive di glucosio (zucchero) nel sangue.

L’eccesso di glucosio, noto con il termine di iperglicemia, può essere causato da un’insufficiente produzione di insulina o da una sua inadeguata azione; l’insulina è l’ormone che regola il livello di glucosio nel sangue.

Le forme più note di diabete sono due: il diabete di tipo 1 (con assenza di secrezione insulinica) e il diabete di tipo 2, conseguente a ridotta sensibilità all’insulina da parte di fegato, muscolo e tessuto adiposo e/o a una ridotta secrezione di insulina da parte del pancreas.

Il diabete di tipo 2 è una malattia molto diffusa in tutto il mondo e la sua prevalenza è in continua crescita (si prevedono per il 2030 più di 400 milioni di pazienti al mondo).

Purtroppo è una malattia da cui non si può guarire, ma che può essere tenuta sotto controllo usando diverse terapie.

La cura base del diabete di tipo 2 consiste, infatti, in una dieta equilibrata, povera di grassi ma senza esclusione di pane, pasta, riso, patate e frutta. Inoltre, è di fondamentale importanza riportare il proprio peso nei limiti del peso forma e assumere molte fibre vegetali che, anche se possono risultare un po’ indigeste, ritardano o riducono l’assorbimento degli zuccheri ingeriti. L’attività fisica è un altro cardine della terapia, in quanto favorisce il consumo di glucosio nei muscoli ed contribuisce ad abbassare la glicemia.

Se la dieta e l’esercizio non sono sufficienti a riportare i valori della glicemia a livelli ottimali, il diabetologo può affiancare ad essi l’assunzione di farmaci che hanno l’effetto di ridurre la glicemia: gli ipoglicemizzanti orali.

Recentemente sono state elaborate dalla Società Italiana di Diabetologia (S.I.D.) e dalla Associazione Medici Diabetologi le nuove Linee Guida 2018 per il trattamento della malattia  Diabetica non-insulino dipendente.

Le novità del nuovo approccio sono sostanzialmente proiettate a nuovi gruppi di farmaci, in sostituzione ai tradizionali, e l’impegno del professionista sanitario a calibrare la strategia terapeutica alla compliance del paziente.

I farmaci che sino stati dichiarati passati sono sia quelli di prima generazione che di seconda, ovvero carbutamide, tolbutamide e glibenclamide   e quelli secretagoghi non solfanilureici quali repaniglide.

Favore unanime invece per la metformina, la quale è indicata come il primo farmaco nel diabete di tipo 2. C’è ampio spazio anche per inibitori DPP4, agonisti del GLP1 o inibitori di SGLT2.

Gli effetti pleiotropici ed  i benefici nella popolazione anziana con comorbilità, gli effetti di calo ponderale su obesi (esempio impiegando inibitori DPP4) o minor rischio ipoglicemizzante maggiore permetterebbero l’utilizzo condiviso e in prima battuta delle classi di farmaci citati.

Ma come sempre è la dieta che fa la parte da leone: attenzione a ciò che si mangia, ma anche a seguire diete troppo drastiche o improvvisate.

Ad esempio, il digiuno intermittente, cioè il regime alimentare che prevede un giorno di digiuno ogni due per perdere peso, può influire sul funzionamento dell’insulina e aumentare il rischio di diabete.

A questo conclusione è giunto uno studio presentato a Barcellona al Congresso dell’European Society of Endocrinology (Ece 2018) da ricercatori dell’università di San Paolo del Brasile.

Nel corso della ricerca sono stati analizzati gli effetti, in 3 mesi, del particolare regime alimentare sia sul peso corporeo sia sui radicali liberi sia sulle funzioni dell’insulina. Si è osservato che, seppure il peso corporeo dei ratti utilizzati come cavie era diminuito, la quantità di tessuto adiposo sull’addome era invece aumentato.

Inoltre, nelle cellule del pancreas che liberano insulina sono stati rilevati danni, con la presenza di un livello maggiore di radicali liberi e di marcatori di resistenza all’insulina.

Questi risultati chiariscono quindi che la perdita di peso attraverso diete che mettono sotto eccessivo stress il nostro organismo non sono adatte per perdere peso in modo sicuro e soprattutto duraturo.

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