Un video virale sui social ha acceso i riflettori sugli effetti del digiuno prolungato, mostrando in modo simulato cosa accade al corpo umano dopo 36 ore senza cibo. Il contenuto ha rapidamente acceso il dibattito tra sostenitori del digiuno intermittente e chi ne sottolinea i potenziali rischi. Ma cosa succede davvero al nostro organismo in assenza prolungata di nutrienti? E cosa dice la scienza?

Digiuno intermittente: moda o strumento scientifico?
Il digiuno intermittente è diventato uno dei trend salutistici più discussi dell’ultimo decennio. Praticato per motivi spirituali — come durante il Ramadan — o come strategia per perdere peso e migliorare la salute metabolica, è sostenuto da alcune evidenze scientifiche. Secondo il National Institute on Aging (NIA), il digiuno può aiutare a ridurre l’infiammazione, migliorare la pressione sanguigna e ottimizzare la regolazione del glucosio. Tuttavia, i risultati variano in base alla durata del digiuno e alla condizione fisica della persona.
Le fasi del digiuno: come cambia il corpo ora per ora
Durante le prime 4 ore dall’ultimo pasto, il corpo completa la digestione e inizia a utilizzare le riserve immediate di energia, in particolare il glicogeno. Tra le 8 e le 12 ore, i livelli di glucosio calano e il fegato inizia a trasformare i grassi in acidi grassi, innescando il processo di chetosi: una condizione metabolica in cui il corpo produce corpi chetonici da usare come fonte di energia alternativa.
Secondo la Harvard T.H. Chan School of Public Health, la chetosi può contribuire alla perdita di peso e al miglioramento della sensibilità insulinica, ma è una condizione che deve essere monitorata attentamente per evitare squilibri metabolici.
Dopo 16 ore, entra in gioco un meccanismo noto come autofagia, ovvero il “riciclo cellulare” delle componenti danneggiate. Questo processo, premiato con il Nobel per la Medicina nel 2016 (Yoshinori Ohsumi), è collegato alla prevenzione di malattie degenerative come Alzheimer e Parkinson.
Superate le 24 ore, il corpo intensifica la combustione dei grassi e inizia una riparazione cellulare più profonda. Dopo 30 ore, si registra un picco naturale dell’ormone della crescita, che può favorire la rigenerazione dei tessuti e il mantenimento della massa muscolare.
Il punto critico delle 36 ore: benefici o pericoli?
A 36 ore di digiuno, l’autofagia raggiunge livelli massimi, il metabolismo è riadattato e il corpo lavora con maggiore efficienza nell’utilizzare grassi come energia. Tuttavia, non tutti gli esperti concordano sui benefici di questi digiuni estesi.
Il neuroscienziato Mark Mattson della Johns Hopkins University ha evidenziato come il digiuno possa contribuire a prevenire malattie croniche come diabete, malattie cardiovascolari e persino alcune forme di cancro (The New England Journal of Medicine, 2019). Al contrario, James Betts, professore di fisiologia all’Università di Bath, sottolinea che molte ricerche provengono da studi su animali e che i risultati sull’uomo non sono ancora sufficientemente solidi.
Inoltre, secondo il National Institutes of Health (NIH), digiuni superiori alle 16-18 ore possono aumentare il rischio di sviluppare calcoli biliari, oltre a generare effetti collaterali come irritabilità, stanchezza, difficoltà di concentrazione e disturbi gastrointestinali.
Digiuno non per tutti: chi dovrebbe evitarlo
Gli esperti concordano su un punto fondamentale: il digiuno prolungato non è adatto a tutti. Le persone con diabete, le donne in gravidanza, gli anziani o chi ha avuto disturbi alimentari dovrebbero evitarlo completamente. Anche per soggetti sani, è consigliabile iniziare con periodi brevi — ad esempio 12 o 14 ore — monitorando attentamente le reazioni del corpo e consultando un medico.
Digiuno e salute: una scelta personale da affrontare con consapevolezza
In un mondo sempre più orientato verso approcci naturali alla salute, il digiuno intermittente rappresenta una frontiera affascinante ma complessa. La mancanza di studi a lungo termine e la variabilità individuale delle risposte rendono fondamentale l’accompagnamento medico. Idratazione costante, alimentazione equilibrata nei periodi di assunzione calorica e ascolto del proprio corpo sono elementi imprescindibili per chi vuole sperimentare questa pratica in sicurezza.
Come sottolineato dalla Cleveland Clinic, “il digiuno può offrire benefici, ma solo se integrato in uno stile di vita sano e con il supporto di un professionista qualificato”.
Fonti autorevoli:
- Harvard T.H. Chan School of Public Health
- Johns Hopkins Medicine
- National Institute on Aging – NIH
- The New England Journal of Medicine
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