Hai mai ritrovato te stesso o i tuoi amici in un vivace dibattito riguardo un ricordo specifico, convinti di avere ragione?
Questa esperienza potrebbe essere stata un caso dell’effetto Mandela. Questo fenomeno si riferisce a ricordi inaccurati ma condivisi da un grande numero di persone. Il nome proviene da una falsa credenza collettiva che Nelson Mandela fosse morto negli anni ’80 in carcere, benché sia deceduto nel 2013.
Il concetto è stato coniato da Fiona Broome, un’indagatrice del paranormale, nel 2009, generando da allora numerose teorie. Alcuni ipotizzano che possa suggerire l’esistenza di realtà parallele, sebbene gli specialisti propongano spiegazioni più concrete, radicate nella psicologia.
Wilma Bainbridge, neuroscienziata, ha indagato il fenomeno, notando che spesso le persone sbagliano nel ricordare dettagli visivi in maniera simile. Neil Dagnall, uno psicologo, ha osservato che tendiamo a percepire e memorizzare gli eventi secondo le nostre aspettative, piuttosto che basandoci sui fatti.
La nostra memoria può essere vista come un puzzle: se manca un pezzo, il cervello potrebbe inserirne uno che sembra adatto, generando così degli errori. Per esempio, si può erroneamente ricordare il personaggio del gioco Monopoly con un monocolo. Anche le associazioni giocano un ruolo chiave, come dimostrato da studi in cui ai partecipanti vengono presentate parole correlate e spesso ricordano termini non citati ma logicamente connessi.
Diversi bias e fattori cognitivi influenzano l’effetto Mandela, come il pregiudizio di conferma, che ci porta a cercare conferme alle nostre credenze, o l’effetto del falso consenso, che ci fa credere che le nostre opinioni siano più diffuse di quanto non siano in realtà. Un altro fenomeno interessante è la distorsione della memoria di origine, dove ricordiamo un fatto ma dimentichiamo la sua provenienza.
Ken Drinkwater ha collegato l’effetto Mandela alla sindrome della falsa memoria, sottolineando come la diffusione di notizie false, specialmente attraverso i social media, possa esacerbare questi equivoci collettivi. Periodi di incertezza, come durante una pandemia, possono vedere un aumento della disinformazione, con le persone alla ricerca di spiegazioni.
Nonostante alcune teorie affascinanti, come quelle che propongono l’esistenza di universi paralleli, le spiegazioni psicologiche restano le più accreditate per spiegare l’effetto Mandela.
In sintesi, questo effetto mette in luce la malleabilità e l’errore nella nostra memoria, invitandoci a interrogare le nostre convinzioni e ad ammirare il complesso mistero della mente. Anche se i ricordi errati possono stimolare dibattiti stimolanti, è importante ricordare che la nostra memoria può trarci in inganno.