In Giappone non sono certo bigotti: sono infatti tra i paesi più industrializzati, sviluppati, persino visionari, ma allo stesso tempo ci sono dei limiti invalicabili, dettati da tradizioni ben radicate localmente.
Un esempio per tutti: nonostante lo stesso paese asiatico sia tra i paesi in cui l’arte del tatuaggio è nata e si è sviluppata, addirittura diversi millenni fa, andare in questo paese con segni evidenti sulla propria pelle non è certo un buon biglietto da visita.
Se infatti in Italia, grosso modo, siamo riusciti a superare i pregiudizi che volevano i tatuaggi come distintivi di un certo ceto sociale, in Giappone al contrario i tatuaggi sono ancora mal visti.
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Il motivo? Nella Yakuza, la temuta mafia giapponese, fra gli affiliati è pratica comune tatuarsi l’intero corpo, ed è proprio per questo che la maggior parte della popolazione tende ancora ad associare il tatuarsi all’appartenenza a qualche gang.
Ma nel paese presentarsi con un tatuaggio, anche poco visibile, non equivale soltanto ad attirarsi cattivi sguardi, ma addirittura ci si vede l’accesso precluso a molti luoghi pubblici.
Ad esempio, nella maggior parte dei bagni termali pubblici è vietato l’ingresso a qualsiasi persona abbia i tatuaggi, ma anche in diversi ristoranti, piscine, palestre non è raro trovare cartelli, ben visibili, in cui appunto viene vietato l’accesso alle persone tatuate.
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